La buona qualità dell'acqua è determinata, in genere, dalla gradevolezza e dall'assenza di sostanze nocive per la salute umana. La gradevolezza è accertata dai nostri sensi, mentre la purezza dell'acqua che beviamo è garantita dalle centinaia di controlli che ogni giorno vengono effettuati dai nostri laboratori.
L'attività di controllo dell'acque
Durante i vari esami di laboratorio, vengono determinati i valori di tutti i parametri previsti dal Decreto Legislativo n. 18 del 2023.
I parametri analizzati possono essere divisi nelle seguenti categorie principali: organolettici (colore, odore, sapore), chimico-fisici (temperatura, pH, conducibilità elettrica, cloruri, solfati, calcio, metalli pesanti ecc.) e microbiologici.
Il controllo delle acque è un'attività ordinaria svolta in maniera capillare che garantisce la distribuzione di acqua di ottima qualità, adatta a tutte le fasce di utenza. Per stabilire gli standard di qualità delle acque potabili è bene considerare vari fattori:
- L'acqua in natura contiene normalmente sostanze naturalmente disciolte;
- La presenza nell'acqua potabile di tali componenti, entro specifici limiti di concentrazione, ne costituisce un valore, perché, oltre a conferire caratteristiche organolettiche positive, contribuisce a rendere l'acqua una sostanza con proprietà nutritive;
- La quantità di acqua ingerita giornalmente dall'uomo si aggira intorno ai 2 litri circa;
- La legge che regola la qualità delle acque potabili (D.Lgs 18/2023 e s.m.i.) è una delle più rigorose in Europa e si basa sulle indicazioni della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e sulle Direttive Europee.
La disinfezione rappresenta un sistema necessario e efficace per l'eliminazione di contaminanti microbiologici (batteri) formazione che possono potenzialmente essere presenti nell’acqua. Essa viene realizzata prevalentemente attraverso l’aggiunta all’acqua di piccole quantità di ipoclorito di sodio (NaClO) in soluzione acquosa concentrata. La concentrazione finale del cloro in acqua generalmente non supera il valore guida di 0,2 mg/l.
La gradevolezza di un’acqua è la risultante di una serie di fattori che nel complesso la rendono accettabile per il gusto del consumatore. Come tutti i prodotti di origine naturale in funzione della sua origine iniziale (sorgenti, acque superficiali, pozzi) è caratterizzata da un proprio sapore, aspetto e, per quei consumatori con un olfatto particolarmente sensibile, anche da una sua debole impronta odorigena caratteristica.
Tra i fattori più noti che determinano la gradevolezza di un’acqua vi sono la temperatura, l’aspetto dell’acqua (colore e limpidezza), l’odore e il contenuto di Sali Minerali.
- La temperatura dell'acqua potabile al punto di consegna all’utente deve essere compresa mediamente tra gli 8° e i 15°.
- Il colore dell'acqua può essere legato al contenuto di alcuni composti presenti in acqua, ma, in generale, l’acqua potabile deve essere incolore. Eventuali colorazioni di tipo permanente possono essere il segnale di problemi a carico della distribuzione o della rete interna delle abitazioni.
- La limpidezza è una caratteristica molto importante ed è tenuta sotto controllo attraverso la misura della torbidità. Questa misurazione viene effettuata sul campo dai nostri tecnici nel corso dei controlli di routine sull’acqua distribuita. Eventuali fenomeni di torbidità temporanei dell’acqua possono essere legati a cambi di regime di pressione nelle reti, ma, in generale, l’acqua distribuita deve risultare limpida.
- L'acqua potabile deve essere priva di odori sgradevoli. Alcuni deboli odori possono manifestarsi a seguito di naturali fenomeni stagionali che si verificano nelle fonti o nella formazione di composti odorigeni oppure durante la disinfezione come combinazione del cloro e dei composti naturalmente presenti nell’acqua.
- Il sapore gradevole dell'acqua è dovuto ai gas e ai sali che sono naturalmente in essa disciolti. In alcuni casi, una eccessiva presenza di sali minerali può essere causa di sapore sgradevole (salato, amaro, metallico). Di contro, un’acqua poco mineralizzata può risultare insipida e facilitare leggere corrosioni nelle tubature, conferendole eventualmente un retrogusto metallico.
L'acqua destinata al consumo umano è soggetta ad una serie di analisi per accertarne la potabilità secondo modalità e frequenze previste dalla normativa vigente. I controlli vengono effettuati lungo l’intera filiera che parte dalle fonti sino al punto di consegna al Consumatore.
I parametri da misurare sono molti e sono elencati in dettaglio nella Legge delle Acque Potabili Dlgs 31/2001 e s.m.i.). I parametri più comuni:
- I cloruri normalmente sono presenti e la loro quantità varia in funzione del tipo di acqua. Nelle acque degli invasi e delle sorgenti il tenore di cloruri è basso. Può invece essere più alto nelle acque sotterranee prelevate da pozzi situati lungo la linea costiera, poiché, l’eccessivo prelievo dai pozzi, può favorire l’ingresso di acqua marina all’interno della falda. Valori eccessivi di cloruri possono dar luogo a corrosioni delle tubazioni e, di conseguenza, conferire un sapore sgradevole (sapore salino).
- Il pH rappresenta un indice della concentrazione di ioni idrogeno e costituisce la misura dell'acidità e basicità della soluzione acquosa. Esso è il risultato di tutti gli equilibri chimici presenti, non sempre identificabili isolatamente. Nella maggior parte dei casi, il pH è determinato dall'equilibrio di dissoluzione dei bicarbonati o di basi libere. Bassi valori di pH, associati alla presenza di anidride carbonica libera disciolta, rendono l'acqua aggressiva nei confronti dei metalli delle tubazioni, fenomeno che può portare alla liberazione, da parte di queste ultime, di metalli tossici per l'uomo. Elevati valori di pH impartiscono all'acqua il sapore di lisciva.
- La durezza totale rappresenta la somma dei sali di calcio e di magnesio, in qualunque forma contenuti nell'acqua (carbonati, bicarbonati e solfati cloruri e nitrati) e viene determinata direttamente sull'acqua, tal quale.
Le acque potabili che contengono eccessive quantità di sali di calcio e di magnesio sono chiamate "acque dure". La durezza dell'acqua non ha, entro certi limiti dettati dalla Legge, effetti negativi sulla salute, ma è necessario tenere presente che questi sali causano la formazione di incrostazioni nei tubi, nelle caldaie, nelle pentole. Oltre ad essere molto dannosi per le lavorazioni industriali, impediscono anche ai saponi di formare schiuma. Inoltre, rendono cattiva la cottura degli alimenti, tra cui, ad esempio i legumi.
Le acque troppo poco dure, di contro, rendono l'acqua corrosiva, facilitando il passaggio in soluzione di eventuali metalli tossici, come il piombo. - Altro elemento spesso contenuto nell'acqua è il fluoro, essenziale alla vita e presente negli alimenti solo in quantità minima. Il fluoro svolge un'azione di difesa nei confronti della carie dentale, soprattutto se somministrato ai bambini in età scolare.
- I nitrati sono presenti naturalmente nell'ambiente ma il loro contenuto nelle fonti può aumentare in seguito ad attività umane quali, ad esempio, l’agricoltura e l’allevamento di bestiame. Il tenore di nitrati viene regolarmente controllato per verificare che siano sempre sotto i limiti di legge previsti, ovvero inferiori a 50 mg/litro.
- Anche i metalli pesanti sono composti sempre presenti in piccole tracce nelle acque naturali e potabili ma il loro livello non deve superare i limiti concessi dalla Legge. Il loro livello può aumentare a causa di fenomeni naturali, antropici o per contatto dell’acqua con tubazioni in cattivo stato di conservazione. Pertanto, il loro monitoraggio è effettuato con regolarità.
- Pesticidi e composti organici persistenti sono sostanze che, nel corso degli anni, sono state progressivamente immesse dall’uomo nell’ambiente e che attualmente sono presenti in maniera ubiquitaria. E’, quindi, necessario effettuare un monitoraggio costante delle fonti per verificare la loro assenza nell’acqua distribuita.
L'acqua deve rispondere a determinati requisiti dal punto di vista fisico quali la torbidità, il residuo fisso e la conducibilità. Essi, oltre a rappresentare elementi utili per indicare la qualità dell'acqua, danno indicazioni sulla gradevolezza e sulla sua capacità di soddisfare i sensi.
- Una elevata torbidità, oltre a diminuire la gradevolezza dell'acqua, può rendere difficoltosa e poco efficace la disinfezione che usualmente viene effettuata a conclusione del processo di potabilizzazione dell'acqua o, in caso di acque non trattate, prima della sua immissione nella grande distribuzione.
- Il residuo fisso è ciò che rimane dopo l'evaporazione dell'acqua stessa: dà una misura assoluta del suo contenuto salino e può essere determinata a varie temperature. Un residuo di oltre 1500 mg/l a 105°C è indice di una mineralizzazione troppo elevata dell'acqua; al di sotto dei 100 mg/l l'acqua è sostanzialmente insapore. In generale un’acqua con residuo fisso inferiore a 500 mg/l è definita come oligominerale.
- La conducibilità elettrica è correlata al contenuto salino, ossia agli ioni presenti, dotati di carica elettrica. È quindi un indicatore del livello di sali contenuti nell’acqua. Una conducibilità troppo elevata può causare corrosioni nella rete idrica.
I parametri microbiologici assumono particolare rilievo nella determinazione della qualità delle acque. Il D.Lgs.18/23 prende in considerazione i seguenti parametri microbiologici:
- Coliformi totali vengono comunemente utilizzati come indicatori della qualità microbiologica di un’acqua, anche perché la loro determinazione quali-quantitativa risulta piuttosto semplice. Si tratta comunque di un gruppo piuttosto eterogeneo, che comprende specie di tipo fecale o più semplicemente ubiquitarie nell’ambiente, ritrovandosi con maggiore facilità in acque ricche di nutrienti. Poiché la normativa prevede la loro assenza nelle acque destinate al consumo umano, qualora ciò non accada, si può temere che si sia verificato un problema sul trattamento a monte o un inquinamento lungo la rete di distribuzione.
- Escherichia coli appartenente alla famiglia delle Enterobatteriaceae, si ritrova abbondante nelle feci umane ed animali e, di conseguenza, nelle acque reflue, negli effluenti trattati, nelle acque naturali e sul suolo. Esso, pertanto, è riconosciuto come indicatore primario di contaminazione fecale delle acque. La normativa ne prevede l’assenza, per le acque destinate al consumo umano, in 100mL di campione.
- Enterococchi sono specie rilevabili nell’ambiente e possono rappresentare un indice di possibile inquinamento fecale dovuto ad infiltrazioni dall’esterno o a fenomeni di cross-connection.
- Clostridium perfringens appartiene ai clostridi solfito-riduttori, anaerobi in grado di formare spore termoresistenti e meno sensibili alle consuete tecniche di disinfezione rispetto, per esempio, ai coliformi. In particolare la presenza di Clostridium perfringens nelle acque trattate può essere indice di problemi a carico del processo di trattamento delle acque. In caso di positività nelle acque destinate al consumo umano, bisognerebbe accertarsi che non sussistano potenziali pericoli per la salute umana derivanti dalla presenza di microrganismi patogeni.
- Pseudomonas aeruginosa la sua presenza è spesso indice di ristagno dell’acqua, per cui con facilità si ritrova nei serbatoi, nei rompigetto dei rubinetti e nelle apparecchiature ad uso domestico per il trattamento di affinamento di acque potabili. E’ sufficientemente resistente ai processi di potabilizzazione, pertanto è possibile il superamento, anche se in minima quantità, della barriera costituita dal trattamento.
- Colonie a 22°C e 37°C sono specie microbiche sporigene, cromogene, putrefattive, ecc. abbondanti negli strati superficiali del suolo e facilmente adattabili all’ambiente idrico. L’uso di temperature diverse permette di mettere in evidenza microrganismi mesofili (a 37°C) e psicrofili (a 22°C). Molti di essi possono appartenere alla microflora ambientale autoctona delle acque, presente indipendentemente da qualsiasi contaminazione. Il parametro non ha rilevanza sanitaria, ma viene comunque considerato come indicatore di qualità e di efficienza del trattamento.
Per preservare la purezza dell'acqua, si consiglia di far eseguire da personale idoneo un controllo periodico alle interconnessioni condominiali che possono venire intaccate, fessurate dagli scavi o sconnesse da sovraccarichi stradali non previsti, favorendo infiltrazione di contaminanti.
Inoltre, occorre vigilare costantemente sull'impianto casalingo, verificando sempre le tubazioni in presenza di macchie d'umido sulle pareti.
È necessario fare estrema attenzione nel caso in cui siano installati filtri meccanici, a carbone attivo o di altro genere. Questi, se non perfettamente puliti, possono fare da substrato ad una proliferazione di microrganismi e alghe.
Si consiglia, inoltre, di installare serbatoi di accumulo di capacità adeguata ad assicurare un buon ricambio di acqua e di effettuare la pulizia degli stessi una volta l'anno.