Tra gli impianti dell' AQP il canale principale è la condotta maestra, la Grande Opera, il fiume "nascosto" della Puglia: 244 chilometri a pelo libero, che parte a poche centinaia di metri dalle sorgenti della Sanità di Caposele (AV) e termina nei pressi di Montefellone, nell'agro di Martina Franca (TA). Iniziata nel 1906, la costruzione del canale principale impiegherà più di dieci anni per la sua ultimazione.
Attraverso territori inesplorati
Il canale procede in galleria per lunghi tratti, intervallato da attraversamenti in trincea o su ponti-canale, come la famosa Galleria Pavoncelli che collega la valle del Sele a quella dell'Ofanto. Tra i passaggi più impervi si incontrano luoghi come Vallecamere, Santamaria dei Santi e Toppo Pescione, nomi quasi introvabili nelle mappe di ieri e di oggi, immersi in territori selvaggi dominati dalla flora incontaminata.
Lungo il tracciato, furono aperti cento cantieri che videro impegnati ventiduemila operai, sessanta ingegneri e oltre quattrocento tecnici. Per superare le barriere naturali e conquistare le montagne, furono necessari ben trenta depositi di dinamite, una risorsa essenziale per modellare la strada al grande fiume nascosto.
Un primato mondiale
Un impegno storico destinato a cambiare la vita di milioni di persone. Il più grande acquedotto mai realizzato al mondo nell’epoca moderna: in quegli anni si completò un impianto analogo, quello di New York, ma di quasi cento chilometri più corto.
Quasi una carezza sull’acqua
Ancora un numero. L’ultimo. Dalle sorgenti di Caposele a Montefellone il dislivello è di soli 45 metri. E l’acqua, nel suo lunghissimo percorso, non viene mai assistita dall’uomo. Un fiume con un’inclinazione che varia da un minimo di 25 per mille ad un massimo di 40: quasi una carezza su quel prezioso liquido.