La storia
Quando la Puglia visse la medievale epopea del vivere in grotta, la civiltà rupestre del silenzio e della frescura, fu meno assetata da quell'ingegnoso ancorché rudimentale sistema di grondaie, caditoie, scorrimenti, un acquedotto senza canali che da Gravina a Massafra, da Laterza a Mottola, faceva sempre arrivare l'acqua dove doveva esserci, schivando le insidie del calcare eternamente pronto a inghiottirla verso il misterioso immane groviglio di laghi e fiumi sotterranei, l'oceano di acqua su cui galleggia una terra senza acqua come la Puglia. E anche sulle “cummerse”, i tetti appuntiti di Locorotondo, come in un paese di Andersen, l'acqua purissima di Dio doveva scivolare per essere raccolta.
Così è nato tutto il sistema dei pozzi, così si sono gonfiate quelle falde sotterranee ora esauste dal continuo succhiare l'acqua. E ora neanche nelle case di campagna esistono più le cisterne di un tempo, perché si è persa l'arte di raccogliere e conservare l'acqua del cielo. Acqua sempre più scarsa, perché infine anche il buon Dio si è seccato di tanta imprevidenza umana.
Testo di Pasquale Satalino tratto da: "L'acqua e il suo Acquedotto" - Mario Adda Editore - Bari