Miliardi di misurazioni da satelliti, navi, aerei e stazioni meteo in tutto il mondo hanno portato il Copernicus Climate Change Service a ritenere che gli eventi estremi legati alla temperatura diventeranno solo più intensi. Nell’estate metereologica più calda mai registrata dal servizio europeo sul clima, la situazione idrica nel Sud Italia resta segnata, tra crisi ed emergenza, da una delle siccità più severe degli ultimi decenni. Le condizioni meteorologiche estreme, caratterizzate da temperature eccezionalmente alte e precipitazioni molto al di sotto della media, stanno contribuendo ad una crisi idrica che avrà effetti sino al 2025, con scenari di “severità” legati ad una sempre più drastica riduzione delle riserve nei bacini idrografici e l’ulteriore aggravamento della difficile situazione. Il fenomeno può essere attribuito principalmente ai cambiamenti climatici, con l’aumento di frequenza e intensità delle ondate di calore oltre all’alterazione dei modelli di pioggia sino alla sua perdurante mancanza, che portano alla riduzione delle riserve. Il caldo estremo porta tra l’altro a più elevati tassi di evaporazione, riducendo ulteriormente le risorse idriche in aree che già sperimentano carenza d’acqua. È il caso degli invasi che perdono molta acqua per evapotraspirazione (non meno di 10mila metri cubi all’anno per ogni ettaro di superficie dello specchio d’acqua ed una quantità sicuramente maggiore nel Mezzogiorno e per gli invasi di minori dimensioni) che aumenta al crescere delle temperature medie.
La complessità e l'articolazione del sistema infrastrutturale determinano poi una interdipendenza tra i sistemi di approvvigionamento soprattutto nel territorio del Distretto Idrografico dell'Appennino Meridionale che si connota in maniera del tutto peculiare, rispetto al resto del territorio nazionale, per la presenza di una rete imponente di infrastrutture deputate al trasferimento di risorsa idrica tra regioni. Tutto il distretto è caratterizzato da disponibilità idriche la cui distribuzione non è omogenea su base territoriale, in particolare rispetto alle aree a maggiore idro-esigenza, come evidenziato dal Piano di gestione delle acque a livello distrettuale che coinvolge ben sette Regioni: Basilicata, Calabria, Campania e Puglia per intero; Abruzzo, Lazio e Molise in parte. Una situazione che evidenzia ulteriormente la necessità di una gestione coordinata, più efficiente e sostenibile di risorse idriche sempre più scarse ed impiegate per soddisfare utilizzi sempre più concorrenti. Una gestione adattiva, basata sulla conoscenza (informazioni ed elaborazioni quanto più dettagliate e raffinate), che porta ad una capacità di agire con consapevolezza, consentendo di realizzare azioni (preventive quando necessario) che hanno effetti sulla disponibilità e qualità della risorsa. C’è infatti una sinergia profonda tra il mondo rappresentato dalle previsioni, le analisi conseguenti e le scelte operative, che acquisisce un carattere maggiormente strategico nel momento in cui la risorsa diventa più scarsa, come testimonia l’esempio di Acquedotto Pugliese (AQP) che gestisce il Servizio Idrico Integrato nell'Ambito Territoriale Ottimale più grande d’Italia, in termini di estensione, con oltre 4 milioni di cittadini serviti.
Nel governare la macchina idraulica ogni giorno AQP attinge circa il 55% di acqua da 5 invasi (Sinni, Pertusillo, Conza, Occhito e Locone) che servono anche l’agricoltura, il 33% dalle sorgenti irpine e la restante parte, il 12%, da circa 180 pozzi dislocati soprattutto nella parte meridionale della Puglia e dedicati esclusivamente all'uso potabile. Questo mix di fonti si sviluppa su 6schemi idrici che attraversano 3 territori regionali (Campania, Basilicata e Puglia) e che sono fortemente interconnessi tra loro, consentendo di colmare – in parte – eventuali carenze idriche di uno schema con l’altro. Dal 2009 ad oggi AQP ha risparmiato un volume di 80 milioni di metri cubi di acqua (pari a due volte circa quello contenuto nell'invaso di Conza) e solo nei primi sei mesi 2024 ha risparmiato altri 15 milioni di metri cubi, riuscendo a soddisfare il fabbisogno potabile con un minor prelievo dall’ambiente. Al di là degli usi plurimi (con il potabile, prioritario per legge, che sconta l’impatto significativo di agricoltura, seguito da industria e in minima parte da usi civili per il verde ed il lavaggio stradale) l'acqua deve essere gestita con attenzione e con un approccio integrato che consideri sia la domanda irrigua agricola sia quella idrica potabile, adottando tecnologie e politiche che promuovano l'uso sostenibile della risorsa per garantire la sicurezza a lungo termine. Tra le soluzioni (proposte) vi sono l'adozione di tecniche di irrigazione più efficienti, come l'irrigazione a goccia, e l'implementazione di colture meno esigenti in termini di acqua.
Anche la riutilizzazione delle acque reflue trattate per l'irrigazione rappresenta una strategia promettente per ridurre il prelievo dalle fonti naturali. Già oggi da 6 impianti AQP mette a disposizione circa 10 milioni di metri cubi di acqua affinata all’anno, riutilizzabile in agricoltura e non solo. Nel 2023, sulla base della domanda pervenuta, ne ha distribuita 1,16 milioni di metri cubi e, in attesa della realizzazione delle reti irrigue, altri 24 impianti depurativi sono già pronti a fornire 35 milioni di metri cubi l’anno. In risposta al contesto emergenziale, la Regione Puglia, dopo aver approvato il Piano per il superamento della crisi idrica 2024/2025 individuando azioni di breve, medio e lungo termine, ha presentato al Ministero per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di coesione e il PNRR la richiesta formale di anticipazione delle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2021-2027 per interventi nel settore idrico pari a circa 307,5 milioni di euro. Oltre alle risorse dell’FSC, che serviranno per realizzare opere strategiche, la Regione ha, inoltre, aggiudicato la gara per l’affidamento dei lavori sull’Invaso Pappadai con fondi propri pari a 1.319.069 euro, con un intervento che consentirà, durante il periodo invernale, di accumulare una riserva di circa 19.900.000 metri cubi di acqua e l'obiettivo di utilizzare le riserve già dal 2025. Nell’ambito del Piano Nazionale Interventi Infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico (PNIISSI) sono inoltre stati giudicati ammissibili due interventi proposti da AQP ed approvati per un importo complessivo di quasi 40 milioni di euro.
Quello che si sta portando avanti è dunque un lavoro imponente su tutti i fronti. Anche i cittadini, con piccoli gesti quotidiani, possono dare un contributo, continuando ad essere i più virtuosi nel consumo di acqua potabile: la Puglia ha infatti un bel primato, essendo la regione con il consumo pro capite più basso d’Italia, 155 litri al giorno per abitante contro una media italiana di 215. In alcune regioni si superano anche i 400 litri, una situazione insostenibile. L’acqua è preziosa e non va sprecata. La virtù dei pugliesi è anche frutto di un passato, quello prima della nascita di Acquedotto Pugliese agli inizi del secolo scorso, in cui i nostri nonni soffrivano la sete. Ma in questa fase di crisi idrica bisogna fare ancora di più, sprecare meno acqua possibile e riutilizzarla. È importante, inoltre, dotare gli edifici di impianti di autoclave che possano garantire la distribuzione dell’acqua dal contatore a tutti i piani.