È la regina di tutte le grandi strade e oggi fa parte ufficialmente dei siti UNESCO. Parliamo della “Via Appia Regina Viarum” che diventa il 60° sito italiano considerato Patrimonio dell'Umanità e il 5° per la regione Puglia, dopo Castel del Monte, i Trulli di Alberobello, il Santuario di San Michele Arcangelo e la Riserva naturale Foresta Umbra. La nomina è avvenuta nell'ambito della 46esima sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale riunitosi a Nuova Delhi il 24 luglio scorso. A essere riconosciuta dall’UNESCO è il percorso integrale che va da Roma a Brindisi e che comprende anche la variante traianea, tratto campano e tratto pugliese. Il risultato ottenuto è il frutto di un lavoro congiunto di quattro regioni (Lazio, Campania, Basilicata e Puglia), 13 città metropolitane e province, 74 comuni, 14 parchi, 25 università, numerosissime rappresentanze delle comunità territoriali, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, la Pontificia commissione di archeologia Sacra della Santa Sede. Per la Regione Puglia si tratta di un obiettivo che consacra il duro lavoro svolto in questi anni, durante i quali si è scommesso sull'offerta turistica e culturale, riuscendo a valorizzare l'identità dei borghi e del territorio tracciato dal passaggio della Via Appia.
Per secoli è stata un’opera essenziale e vitale per gli scambi commerciali, sociali e culturali con il Mediterraneo e l'Oriente. Adesso l'Unesco ha colto l'eccezionale valore universale della straordinaria opera: un monumento gigantesco dell'ingegneria stradale che, con una lunghezza di 650 chilometri, collega Roma a Brindisi. Tutto risale al 312 a. C. quando il censore Appio Claudio Cieco volle costruire una strada per collegare inizialmente Roma a Capua, e poi prolungata fino a Benevento, Venosa, Taranto e Brindisi. L'obiettivo era quello di progettare un tracciato verso la Grecia e l'Oriente, man mano che avanzava la conquista romana. Fu poi l’imperatore Traiano, nel 109 d.C., a far realizzare la variante Via Appia Traiana, per agevolare il percorso nel tratto da Benevento a Brindisi. La via Appia è la strada più importante del mondo romano, la "regina delle strade” come l'ha definita il poeta Stazio nel I secondo dopo Cristo. Oggi è un percorso lungo più di 600 km. Concepita per esigenze militari l'infrastruttura divenne da subito strada di grandi comunicazioni commerciali e di primarie trasmissioni culturali e, nel tempo, è diventata il modello di tutte le successive vie pubbliche romane così come, in un certo senso, l’origine del complesso sistema viario dell’Impero, che è anche alla base dell’attuale rete di comunicazione del bacino del Mediterraneo. Lungo questa rete stradale sono state create fittissime rotte di scambio incrociate anche con le vie d’acqua, permettendo così, nel corso dei secoli, un flusso praticamente ininterrotto di persone, idee, civiltà, merci, religioni e idee, percorsi che sono ancora vivi e sentiti da chi abita ancora oggi questi territori. Il nuovo Patrimonio dell'Umanità esibisce ancora, in molti tratti, la perfezione tecnica delle pavimentazioni, la grandiosità dei ponti, delle tagliate e delle innumerevoli altre opere infrastrutturali e di bonifica idraulica. Il significato storico e culturale ha fatto sì che la via sia diventata un simbolo carico di valore che studiosi e artisti, con le loro opere, hanno contributo a mantenere vivo nel tempo. Negli anni sono stati diversi gli appellativi con cui gli autori antichi la definirono: “insignis, nobilis, celeberrima, regina viarum”, testimoniando tutte le valenze politiche, amministrative, economiche, sociali e propagandistiche che le valsero la sua millenaria fortuna. Una delle caratteristiche che ha reso la Via Appia meritevole di questo prestigioso riconoscimento è il grande passo in avanti di natura ingegneristica che ha rappresentato. Fino al IV secolo a.C. le strade erano solitamente sterrate e difficili da percorrere in caso di maltempo. La Via Appia invece rappresentò una novità. La strada era famosa infatti per la sua pavimentazione solida e durevole, realizzata con grandi pietre basaltiche che permettevano un traffico pesante e duraturo nel tempo. Questo metodo di costruzione influenzò notevolmente la successiva realizzazione di strade in tutto l'impero romano.
Si trattava della prima grande strada pubblica costruita in maniera pianificata e metodica. Il tracciato della Via Appia fu esteso più volte, in corrispondenza con l’espansione dell’influenza romana sulla Penisola, prima fino a Benevento, intorno al 268 a.C., poi attraverso gli Appennini fino a Venosa e di nuovo fino a Taranto. Infine, nel II secolo a.C., raggiunse Brindisi, principale porto per le navi dirette in Grecia e in Oriente. Il tratto pugliese è caratterizzato dal valico di San Vito, sovrastato da un’altura isolata, il Castiglione. La via Traiana toccava la massima altitudine (947 m s.l.m.), dirigendosi poi dalla dorsale dei monti della Daunia, che veniva superata mediante uno stretto passaggio artificiale, il cosiddetto Buccolo. Da qui la via scendeva con notevole dislivello verso Aecae, attuale Troia, per poi abbandonare il tracciato rettilineo del tratturello Camporeale Foggia dirigendosi invece verso Herdonia, al centro del Tavoliere delle Puglie. Da Herdonia la strada proseguiva verso Canusium (Canosa), Coratum (Corato), Rubi (Ruvo), Butuntum (Bitonto) seguendo poi due diversi tracciati: la “via Appia-Traiana” lungo la costa che toccava Barium (Bari), Neapolis (presso Polignano a Mare) ed Egnatia (a nord-est di Fasano). La seconda, la “via Minucia Traiana”, più antica e interna, che passava per Midunium (Modugno), Caelia (Ceglie del Campo), Capursi (Capurso), Noa (Noicattaro), Azetium (Rutigliano) e Norba (Conversano), per poi riunirsi alla costiera nei pressi di Egnazia. La strada proseguiva poi per terminare a Brindisi, con il monumento delle colonne terminali. L’ipotesi più accreditata dalla tradizione afferma che si tratta di un monumento fatto innalzare nel 110 circa d. C. dall’imperatore Traiano, per celebrare – con il potenziamento del porto – la costruzione di una deviazione della via Appia per il tratto che da Benevento conduceva a Brindisi, passando da Canosa, Ruvo, Egnazia; strada che da lui fu detta Traiana o Appia-Traiana (ma anche Egnazia).
Il Borgo di Egnazia conserva ancora un parco con il foro, l’area dei templi, il criptoportico, l’anfiteatro, le fornaci, il complesso termale e l’area delle necropoli. Si tratta di un’antica città rinvenuta nei pressi di Fasano, dove resta visibile un tratto della via Minuccia poi divenuta la via Traiana, costruita ovviamente da Traiano. Qui c’è la Tomba delle melegrane, nota per i suoi affreschi a motivi geometrici e vegetali. Lungo la via Appia sono previsti anche percorsi in bicicletta. Percorsi alternativi, a contatto con le bellezze che la natura offre. (fotografie nell'articolo ©EcoBike). A sinistra: Percorso della via Appia (fonte Società Magna Grecia). La Puglia vanta quindi cinque siti UNESCO. Nel 1996 furono inseriti i primi due: Castel del Monte e i Trulli di Alberobello. Castel Del Monte è situato tra i Comuni di Andria e Corato, in provincia di Bari, fu costruito dall'imperatore Federico II nel 13° secolo. Castel del Monte è un esempio unico nel suo genere di architettura militare medievale: perfettamente conservato, è in grado di incantare i visitatori per il rigore della sua pianta ottagonale e della sua forma, l'eclettismo dei suoi elementi culturali e il mistero che ancora oggi lo circonda. I Trulli di Alberobello, conosciuti in tutto il mondo per le loro forme eccezionale, sono delle costruzioni preistoriche caratterizzate da piante circolari, muretti a secco rigorosamente bianchi, piccole finestre e tetti conici. I Trulli di Alberobello che creano un’intera area urbana vicino Bari sono circa 1500 e alcuni sono ancora funzionali e adibiti ad alberghi, ristoranti e negozi. Nel 2011 fu inserito in lista il Santuario di San Michele Arcangelo che si trova a Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia. Costruito nel 490 d. C., cadde sotto il dominio longobardo nel 650 d.C., che lo trasformarono nel principale centro di culto dell’Occidente. Rimanendo sempre nel Foggiano, nel 2017 fu inserita tra i siti UNESCO la Riserva naturale Foresta Umbra che si trova nel Parco Nazionale del Gargano e si estende per circa 400 ettari ad un’altitudine di 800 metri. Qui si trova lo Zappino dello Scorzone, un pino d’Aleppo di oltre 700 anni, tra i più grandi e anziani d’Italia. Nelle foreste della riserva, inoltre, si trovano diversi alberi di tasso utilizzato in passato per la produzione di archi. Per quanto riguarda gli animali da terra, abitano lupi, lepri, scoiattoli, cervi, daini, volpi, tassi. La Puglia adesso ha un'importante responsabilità, ma anche una grande occasione per far apprezzare ancora di più il suo territorio: con i suoi 5 siti riconosciuti dall'UNESCO potrà garantire prestigio alle sue mete turistiche e tutelare i siti che fanno parte.