Nel centenario dei trionfi di Francesco Martino a Parigi, le iniziative di Acquedotto Pugliese per celebrare l’ex collega
Bari, 18 luglio 2024. È trascorso un secolo da quei giorni memorabili, il 18 e 19 luglio 1924, in cui Francesco Martino levò l’oro al cielo, conquistato volteggiando sugli anelli alle olimpiadi di Parigi. Dovranno trascorrere settantadue anni prima che un altro italiano, Jury Chechi, possa inanellare un altro oro ad Atlanta. E comunque, Martino riuscì a realizzare una strepitosa doppietta (l’oro individuale e quello a squadre), un’impresa rimasta ineguagliata sino ai giorni nostri. Un vanto per il paese, per il meridione, per la sua città, Bari, e per l’Acquedotto Pugliese, dove il nostro passò un’intera vita di lavoro. Come ricorda il volume, fresco di stampa, a lui dedicato da Gigi Cavone (anch’egli barese doc), giornalista di Rai Sport, che ha il merito di aver riportato agli onori della ribalta la storia dell’eroe olimpico.
“Classe 1900, Martino era entrato nei ranghi di Acquedotto Pugliese proprio nel 1924 rimanendovi sino al 1960, quando lasciò per motivi di salute. Un grande sportivo e un grande acquedottista, la cui memoria rimarrà scolpita per sempre negli annali dell’azienda”, osserva il presidente di Aqp, Domenico Laforgia.
Oggi a distanza di un secolo, alla vigilia di una nuova olimpiade nella capitale francese, il pensiero riconoscente nei confronti dell’ex collega si fa più pressante.
“Martino non è stato solo una leggenda dello sport. Il suo impegno, la sua dedizione, la sagacia con cui seppe affrontare il lavoro, sono per tutti noi di Acquedotto Pugliese un modello da imitare”, riprende Laforgia.
In quel lontano 1924, il giovane Martino si era allenato all’aperto (l’Angiulli era in cerca di una nuova casa) in vista delle olimpiadi di Parigi. Quando giunge nella capitale francese non è certo il favorito. Così le sue spettacolari piroette, realizzate in verticale sugli anelli, hanno un che di prodigioso.
“Era stato assunto come meccanico motorista all’Ente Autonomo Acquedotto Pugliese nel febbraio del 1924. Una data che fa piazza pulita di una leggenda che lo vorrebbe in azienda per i meriti acquisiti a Parigi. Nel ‘25 è trasferito all’ufficio economato, nel ‘45 sarà promosso meccanico scelto cantoniere e nel ‘52 custode principale”, seguita Laforgia.
E, nonostante allenamenti e gare in giro per l’Italia e oltre, Martino non fece mancare mai il suo determinante contributo sul posto di lavoro.
“Oggi il nome di questo nostro collega e campione è immortalato nella targa che designa uno dei principali palazzetti dello sport della città. Mentre non c’è più traccia della strada a lui dedicata nei pressi del Centro universitario sportivo. Una ragione in più, per noi acquedottisti, per porgere un ulteriore tributo di stima e affetto al nostro Martino”, commenta il presidente di Aqp.
“Siamo alla ricerca delle famose due medaglie d’oro conquistate a Parigi: sarà nostra cura esporle in una teca all’ingresso del Palazzo dell’Acqua. Sarà il modo per ricordare a quanti visitano la sede di Aqp chi era Martino e di quali prodezze si è reso protagonista. E, insieme, un monito a tutti noi di Acquedotto Pugliese ad eguagliarne l’impegno e il valore, nell’impresa, anche questa degna di un’olimpiade, di portare l’acqua da oltre un secolo in tutti i centri della Puglia”, conclude Laforgia.
Intanto, sono allo studio altre iniziative per ricordare l’illustre collega. Entro l’anno, il Palazzo dell’Acqua ospiterà un momento celebrativo, con testimonianze di atleti, giornalisti e colleghi, alla presenza di autorità e glorie sportive. Sul piano della comunicazione, invece, la figura del campione olimpico e le due medaglie conquistate a Parigi diventeranno parte integrante del patrimonio culturale dell’azienda. Perché la stella polare di Francesco Martino continui a risplendere sulla storia di Acquedotto Pugliese.
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