L’impianto di dissalazione delle acque salmastre delle sorgenti del Tara, sito in agro di Taranto e Statte, è il futuro delle fonti di Puglia, al pari del risorsa rilasciata per l'agricoltura dai nostri depuratori. Tutelare e contribuire al benessere delle comunità garantendo loro acqua buona e servizi sostenibili è la nostra mission.
Il progetto
Il dissalatore di Taranto utilizzerà il principio dell’osmosi inversa per potabilizzare acque salmastre. Il prelievo sarà variabile, in base delle condizioni del fiume e nel suo rispetto, sino ad un massimo di 1.000 l/s di risorsa. L’impianto è stato progettato per produrre l'equivalente del fabbisogno idrico giornaliero di 385mila persone (un quarto della popolazione dell'intera penisola salentina). L’acqua potabilizzata sarà inviata, attraverso una condotta interrata della lunghezza di circa 14 chilometri, a un serbatoio di 200mila metri cubi nella città di Taranto, collegato alla rete di AQP, costituendo importante risorsa idrica per l’intera Puglia.
La scelta di dissalare le acque salmastre genera un ulteriore vantaggio: l'acqua residuale, un flusso liquido di circa 370 litri al secondo, avrà una salinità pari a 7 grammi per litro (quasi dolce), di molto inferiore a quella del mare pari a circa 35 grammi per litro. Il rilascio avverrà in prossimità delle infrastrutture di recapito del siderurgico e del Fiumetto. La composizione dell'acqua residuale è costituita dalle medesime sostanze presenti nelle acque del fiume che attualmente giungono direttamente al mare.
Alternative di localizzazione
La scelta dell’ubicazione dell’impianto è avvenuta a valle di approfonditi studi scientifici con l'obiettivo di identificare la migliore soluzione possibile sotto il profilo delle opportunità e del rispetto dell'ambiente. La decisione, infatti, è stata guidata dalla necessità di ridurre i prelievi dalla falda, prevalentemente nell’area salentina, e dall’opportunità di utilizzare, in parte, acque sotterranee naturalmente emergenti il cui utilizzo non compromette l’equilibrio idrologico dell’acquifero.
Il progetto è stato previsto per la prima volta nella rimodulazione del Piano D’Ambito 2007/2008 e confermato nel più recente Piano 2020-2045 approvato dall’Autorità Idrica Pugliese (AIP) nel 2023. Il documento, nel vagliare complessivamente le fonti alternative per l’approvvigionamento idrico potabile nel territorio pugliese, analizza più scenari, giungendo alla conclusione che l’intervento di dissalazione delle acque salmastre del Tara si configura, in assoluto, come quello più performante all’interno dei possibili interventi per scongiurare crisi idriche, essendo anche l’unico che effettivamente fornisce nuova risorsa.
Il rispetto del fiume
La contribuzione al sistema idrico pugliese è un'attività a tutela della risorsa, rispettosa del mare, delle acque fluviali e dell'ecosistema complessivo del fiume Tara. L’acqua sarà derivata solo quando fluirà una portata di almeno 2mila litri al secondo nel fiume. Garantita questa soglia, si potrà prelevare sino ad un massimo complessivo per uso idropotabile di 1.000 l/s, così come sancito nel parere vincolante dall’Autorità di Distretto dell’Appennino Meridionale, che ha fornito il nulla osta alla derivazione.
Diversi studi scientifici, effettuati dal Consiglio Nazionale delle Ricerca (CNR), dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e dal Politecnico di Torino, hanno confermato la possibilità di prelievi sicuri, garantendo sempre almeno 2.000 l/s per preservare l’ecosistema e la biodiversità del fiume. La valutazione ambientale preventiva è stata effettuata tramite una metodologia scientifica validata da ISPRA chiamata “MesoHABSIM”, che analizza l'habitat fluviale per valutare come il flusso d'acqua influenzi gli ecosistemi usando dati spaziali e idrologici per migliorare la gestione ambientale: lo studio ha confermato che l’operazione è sostenibile per tutti gli usi.
Solo per massimo due mesi l’anno, in condizioni di particolare scarsità idrica, sarà possibile scendere a un minimo garantito di 1.000 l/s, come previsto dalla conferenza dei servizi, sempre tutelando il fiume.
Il monitoraggio
Le portate del Tara saranno soggette a costante monitoraggio. Ad ulteriore tutela del fiume, AQP e Acque del Sud (che gestisce gli altri usi, irriguo e industriale) stipuleranno una convenzione. Di fatto, dall’entrata in funzione del dissalatore, il fiume sarà monitorato e controllato, come mai è stato fatto fino ad oggi.
Priorità e autorizzazioni
Il dissalatore di Taranto è stato riconosciuto come la soluzione migliore per garantire resilienza e autonomia idrica alla Puglia in un contesto di crisi climatica. Il Piano d’Ambito 2020-2045 e la Conferenza di Servizi preliminare del gennaio 2021 ne hanno confermato la strategicità, ponendo le basi per il rilascio del provvedimento autorizzatorio unico regionale (PAUR).
La Conferenza dei Servizi del 10 gennaio 2025 ha dato parere positivo al progetto, con l’unica eccezione della Soprintendenza Speciale per il PNRR (Ministero della Cultura), che ha fornito prescrizioni a cui noi ci adegueremo. Il progetto ha inoltre ottenuto il giudizio di compatibilità ambientale, incluso quello sulla valutazione d’incidenza, subordinato al rispetto delle prescrizioni.
Le opere e le tutele
Le opere saranno compatibili con l’ambiente circostante e non impatteranno sul fiume. Le pompe saranno installate nelle strutture ex-Eipli (Ente Irrigazione Puglia, Lucania e Irpinia di Bari) già esistenti, e saranno collegate tramite condotte di adduzione e rilascio (non visibili perché totalmente interrate) al dissalatore, situato a 800 metri di distanza dal Tara. In questo modo, la modificazione del suolo sarà solo temporanea e lo stato delle aree interessante verrà ripristinato per mezzo delle migliori tecniche di ingegneria naturalistica e secondo le prescrizioni emerse nella Conferenza dei Servizi
Gli alberi
Garantiremo il ripristino vegetazionale, con operazioni di espianto e reimpianto degli alberi da frutto e degli alberi di ulivo che saranno definite a seguito di interlocuzione e autorizzazione da parte dei proprietari dei suoli. Davanti alla necessità di ricollocare alcuni alberi, agiremo secondo la procedura regolata da norme regionali e applicata a tutti i cantieri AQP, che prevede la definizione della ricollocazione della vegetazione avvenga in fase di esecuzione dei lavori.
Nessun albero sarà abbattuto: tutti gli ulivi presenti sui terreni dedicati alle opere da realizzare saranno reimpiantati. In caso di ulivi malati e non reimpiantabili, li sostituiremo con piante giovani. Lo stesso criterio sarà applicato agli alberi da frutto, previa valutazione agronomica.
La nuova posizione degli alberi verrà concordata come di consueto con i proprietari espropriati in maniera da restituire agli stessi la futura disponibilità delle piante interessate. Per tutti i proprietari è in ogni caso previsto il pagamento delle indennità di esproprio e di occupazione temporanea e, se dovute, anche delle indennità aggiuntive, tra cui quelle per il mancato raccolto. Le spese per il completo attecchimento della pianta sono a carico di Acquedotto Pugliese, così come quelle temporanee e definitive per il ripristino degli impianti irrigui esistenti.
Riqualificazione della ciclovia
Recupereremo il percorso Ciclistico l’Acqua- Foce del Fiume Tara, itinerario che si snoda ad anello da Massafra, attraverso un intervento di manutenzione finalizzato alla pulizia e sistemazione dello stesso per garantire sicurezza del percorso ciclopedonale e il mantenimento dei requisiti di percorribilità carrabile; provvederemo inoltre all’inserimento di una idonea cartellonista con le indicazioni direzionali e di panchine per la sosta nei tre punti paesaggisticamente più interessanti.
Recupero funzionale delle discese al fiume
Prevediamo di ripristinare e ammodernare le strutture di discesa in acqua utilizzate dalla comunità del fiume Tara, con il fine di migliorare l’accesso a questo luogo di incontro. In particolare, abbiamo individuato due aree attrezzate lungo il corso del fiume, una ubicata a valle quasi a ridosso della SS 106 e l’altra più a monte, quasi a ridosso del canale derivatore.
La soluzione migliore: più resilienza e autonomia
Il Piano d’Ambito 2020-2045 approvato dall’Autorità Idrica Pugliese (AIP) ha analizzato diversi scenari nella valutazione complessiva di fonti alternative per l’approvvigionamento idrico potabile della Puglia. Il progetto del dissalatore del Tara è risultato in assoluto quello più performante, considerato che tra i possibili interventi per scongiurare crisi idriche è l’unico che effettivamente fornisce nuova risorsa.
L’acqua del Tara, inoltre, permetterà alla Puglia di beneficiare di una maggiore autonomia nella gestione di una risorsa scarsa e preziosa come quella idrica, riducendo la dipendenza da altre regioni. Il Tara sarà ancora un luogo identitario, fruibile e tutelato nella sua naturalità; continuerà a scorrere e doterà la Puglia della prima e vera fonte autonoma di approvvigionamento idrico, consentendo di diminuire il prelievo con i pozzi dalla falda.
Efficienza energetica
Il consumo energetico complessivo, incluso l’impianto di rilancio al serbatoio di Taranto, sarà pari a 15.594.800 Kwh/anno, l’equivalente dell’energia utilizzata annualmente da 4.000 famiglie, generando al contempo sicurezza idrica per 385.000 persone. Il dissalatore sarà alimentato al 100% da energia verde senza emissioni dirette e indirette di CO2. All’energia solare autoprodotta da Acquedotto Pugliese (AQP) grazie all’impianto fotovoltaico già in progetto si sommerà quella proveniente da fornitura certificata, tramite Garanzie di Origine, per attestarne l’origine rinnovabile delle fonti utilizzate.
Il dissalatore, presidio dell'area naturalistica
Il personale di Acquedotto Pugliese impiegato presso il dissalatore fungerà da deterrente per gli ecoreati, in un’area oggi protagonista di fenomeni di degrado e abbandono di rifiuti lungo il corso del fiume.
FAQ
Quali sono le caratteristiche principali del dissalatore di Taranto?
Il dissalatore sul Tara, il più grande a osmosi inversa d’Italia, produrrà acqua potabile sufficiente per 385.000 persone. Preleverà fino a 1.000 l/s di acqua grezza dal fiume Tara e invierà l’acqua trattata a Taranto tramite una condotta di 14 km.
Il dissalatore di Taranto è davvero necessario per la gestione idrica in Puglia?
Sì, il dissalatore è la soluzione più performante secondo il Piano d’Ambito 2020-2045, poiché fornisce nuova risorsa idrica e riduce la dipendenza della Puglia da altre regioni, garantendo maggiore autonomia e resilienza contro le crisi idriche.
Il dissalatore impatterà sul fiume Tara?
No, il progetto garantisce la vita del fiume. Verranno prelevati quantitativi tali da preservare l’ecosistema fauno floristico.
Il dissalatore comporterà nuove opere sul fiume Tara?
No, non sono previste nuove opere sul Tara. Sarà utilizzata la presa esistente di Acque del Sud, e l’impianto sarà costruito a 800 metri dal fiume, e sarà integrato nell’ambiente circostante grazie anche alla presenza di alberature di pregio.
Gli alberi saranno abbattuti per la realizzazione del dissalatore?
No, gli alberi verranno reimpiantati o, se malati, sostituiti con piante giovani. La nuova posizione sarà concordata con i proprietari, che riceveranno indennità e supporto per il ripristino degli impianti irrigui, con costi a carico di Acquedotto Pugliese.
Il dissalatore avrà un impatto sulla falda acquifera?
Sì, in modo positivo: ridurrà il prelievo dai pozzi, migliorando la situazione della falda e contrastando l’intrusione salina.
L'acqua residuale prodotta dal dissalatore sarà dannosa per l’ambiente?
No, l'acqua residuale avrà una salinità di 7 grammi per litro, molto inferiore a quella del mare (35 g/l), e conterrà solo sostanze già presenti nel Tara. Sarà smaltita attraverso una condotta apposita, in linea con le normative ambientali.
Il dissalatore avrà un elevato consumo energetico e impatto ambientale?
No, il dissalatore sarà alimentato al 100% da energia verde senza emissioni dirette e indirette di CO2. L’energia consumata sarà pari a quella utilizzata da circa 4000 famiglie, a fronte del beneficio per 385.000 persone. All’energia solare autoprodotta da Acquedotto Pugliese (AQP) grazie all’impianto fotovoltaico già in progetto si sommerà quella proveniente da fornitura certificata, tramite Garanzie di Origine, per attestarne l’origine rinnovabile delle fonti utilizzate.
Quale effetto avrà il dissalatore sul degrado ambientale attualmente presente nell’area del Tara?
Il dissalatore avrà effetti positivi per diverse ragioni. Esso agirà come deterrente per gli ecoreati, grazie alla presenza del personale AQP, contribuendo alla tutela di un’area già soggetta a fenomeni di degrado. Il progetto, inoltre, include interventi di riqualificazione come il recupero della ciclovia "Acqua-Foce del Fiume Tara", con manutenzione, segnaletica e aree di sosta, e il ripristino delle discese al fiume in due aree attrezzate. Questi miglioramenti valorizzeranno il territorio e lo renderanno più accessibile.
In cosa consiste la metodologia MesoHABSIM utilizzata dal Politecnico di Torino per stabilire la soglia di deflusso medio necessaria a preservare l’ecosistema del Tara?
Il MesoHABSIM è un metodo riconosciuto a livello europeo come uno strumento scientifico per stabilire i deflussi ecologici, ovvero la quantità minima d'acqua necessaria a mantenere l'equilibrio degli ecosistemi fluviali. Questo approccio è in linea con la Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE) e il documento di orientamento CIS nº31 del 2015. Sviluppato e applicato dal Politecnico di Torino, il metodo prevede rilevamenti sul campo e simulazioni per analizzare l'impatto delle derivazioni idriche sull'habitat fluviale e sulla fauna ittica. Grazie alla validazione da parte di ISPRA e alla sua applicazione in oltre 200 siti in Italia, il MesoHABSIM assicura che il fiume Tara conservi le sue condizioni ecologiche e la sua struttura naturale, garantendo un equilibrio tra il prelievo delle acque e la tutela dell’ambiente.
Come mai si è scelto di concentrarsi sul cavedano (Squialius squalus) come specie bersaglio sulla quale valutare gli impatti ecosistemici del dissalatore?
Il cavedano (Squalius squalus) è stato scelto come specie di riferimento perché è una delle principali specie ittiche autoctone del fiume Tara e occupa un ruolo di rilievo nella catena alimentare. Questo lo rende un indicatore importante della salute dell'ecosistema fluviale. Essendo una specie che vive in ambienti fluviali variegati e preferisce acque profonde, il cavedano è particolarmente sensibile ai cambiamenti del corso d'acqua, come la riduzione del flusso. Per questo motivo, la Regione Puglia ha individuato questa specie come parametro di riferimento per il monitoraggio ecologico, basandosi sia sui rilievi condotti periodicamente che sugli studi del Politecnico di Torino. Monitorare lo stato del cavedano permette di valutare l’impatto ambientale delle variazioni idrologiche e di proteggere l’intero ecosistema fluviale, salvaguardando gli habitat e la biodiversità associata.
Il Politecnico di Torino ha raccolto dati sul campo o ha lavorato solo su simulazioni modellistiche?
Certo, il Politecnico di Torino ha svolto un’indagine sul campo per raccogliere dati utili alla valutazione ecologica del fiume Tara, come descritto nel paragrafo “2.1 Raccolta dati di campo” del Documento 2 del PAUR. La campagna di monitoraggio è stata coordinata dal professor Paolo Vezza, ideatore della metodologia MesoHABSIM, con il supporto della sua équipe. Durante i rilievi, gli esperti hanno misurato la profondità e la conformazione del fondale fluviale attraverso rilievi batimetrici e topografici. Hanno inoltre mappato i diversi tipi di substrato e identificato le aree di rifugio per la fauna ittica mediante osservazioni subacquee e snorkeling. Parallelamente, è stata registrata la portata del fiume e installato un sensore per monitorare in modo continuo i livelli dell’acqua e la sua temperatura.
Sono stati presi in considerazione gli impatti cumulativi sui sistemi marini dovuti all’interazione tra il prelievo idrico e il rilascio dell'acqua residuale?
Sì. Lo Studio di Impatto Ambientale analizza l’interazione tra prelievo idrico e rilascio dell'acqua residuale, evidenziando che questa, con una salinità di circa 7 g/l (molto inferiore ai 35 g/l dell’acqua marina), si comporta come acqua di foce e non altera l’equilibrio marino. L’area di rilascio, è stata scelta per ridurre al minimo gli impatti. Il monitoraggio continuo garantirà il rispetto dei limiti di legge e il controllo delle condizioni chimico-fisiche dell’ambiente marino.
Come saranno trattati i 900 ulivi che saranno temporaneamente espiantati a causa dei lavori?
Gli ulivi che saranno temporaneamente espiantati a causa dei lavori saranno gestiti seguendo le procedure previste dalle normative regionali. Gli ulivi sani saranno espiantati e reimpiantati successivamente, concordando le nuove posizioni con i proprietari dei terreni espropriati. Per gli ulivi malati, che non possono essere reimpiantati, è prevista la sostituzione con piante giovani. AQP si farà carico delle spese di reimpianto e del completo ripristino degli impianti irrigui esistenti, sia temporanei che definitivi. Inoltre, i proprietari riceveranno le indennità previste, incluse quelle per esproprio, occupazione temporanea e mancato raccolto. Questa procedura è stata pianificata per garantire il rispetto delle risorse arboree e la piena tutela del paesaggio agricolo circostante.
Sulla base degli studi preliminari effettuati, il Dissalatore di Taranto rappresenta un’opera sostenibile nel lungo termine, anche considerando il cambiamento climatico in corso?
Gli studi preliminari hanno dimostrato che il dissalatore di Taranto è un’opera sostenibile nel lungo termine, anche in considerazione del cambiamento climatico. La "Valutazione dell’impronta Carbonica e Verifica della Resilienza Climatica" ha confermato che il progetto è conforme agli "Orientamenti tecnici per investimenti a prova di clima" della Commissione Europea. L'impianto è stato progettato per ridurre al minimo le emissioni di gas serra e garantire la neutralità climatica, rispettando il principio normativo-ambientale denominato DNSH (Do No Significant Harm - Non arrecare un danno significativo). Inoltre, il dissalatore contribuirà a mitigare i rischi derivanti da eventi climatici estremi, assicurando una fonte idrica autonoma e stabile per la regione.
Invece di realizzare un dissalatore, AQP non poteva concentrarsi su un’alternativa, ad esempio il risanamento delle reti?
Il risanamento delle reti idriche è già una priorità per AQP ed è complementare al progetto del dissalatore. Dal 2003, AQP ha avviato un piano di recupero delle perdite che prevede la sostituzione di migliaia di chilometri di condotte e ha già portato significativi miglioramenti. Sebbene la riduzione delle perdite sia fondamentale e continui a produrre risultati concreti, da sola non è sufficiente a coprire il fabbisogno idrico regionale in situazioni di crisi legate al cambiamento climatico. L’Analisi Costi Benefici ha dimostrato che il dissalatore di Taranto rappresenta la soluzione più efficace per garantire una nuova risorsa idrica stabile, autonoma e resiliente, a supporto della rete idrica esistente.
Nell’ottica di diversificare le fonti idriche per far fronte alla crescente domanda e ridurre la pressione sulle risorse naturali, AQP sta investendo nel riuso delle acque reflue come alternativa o integrazione al dissalatore di Taranto?
Sì, AQP sta investendo significativamente nel trattamento e nel riuso delle acque reflue come parte di una strategia più ampia di diversificazione delle fonti idriche, che include anche la dissalazione. Attualmente, AQP gestisce 185 impianti di trattamento e 45 impianti di affinamento. Nel 2023, in base alla domanda pervenuta, AQP ha fornito 1,16 milioni di metri cubi di acqua affinata per l’irrigazione agricola attraverso i sette impianti già operativi, tra cui quelli di Acquaviva delle Fonti e Fasano. Ulteriori 38 impianti sono già oggi dotati di impianto di affinamento e trattano un volume di circa 57 milioni di m3/anno di risorsa. Entro il 2028 il numero degli impianti di affinamento salirà a 76, per un volume d’acqua affinata di circa 131 milioni di m3/anno sui 250 milioni complessivamente trattati. Il riuso delle acque reflue è un pilastro della strategia di Acquedotto Pugliese per garantire un approvvigionamento idrico stabile per le comunità servite in un contesto di permanente crisi climatica; parallelamente al risanamento delle reti e alla ricerca di nuove fonti, il riuso rappresenta quindi un’alternativa sostenibile per ridurre lo stress sulle falde acquifere e limitare il prelievo da fonti convenzionali, affiancandosi a progetti come il dissalatore di Taranto.