La storia
Nel luglio 1866 in tutta la Puglia il favonio proveniente dall'Africa raggiunse i 45 gradi.
Racconta il meridionalista Mario Dilio: "La gente chiede l'acqua per bere e non la trova. Tutte le cisterne sono secche. Nelle campagne cadono gli animali e nella città vecchia di Bari il terribile colera miete vittime". Il colera torna vent'anni dopo con i carretti pieni di cadaveri che passano per i vicoli di Bari. È il nuovo secolo che entra fra processioni, la «Domenica del Corriere» con la copertina del Beltrame sul dramma di Puglia e l'asinello con l'acqua potabile venduta ad un soldo al litro. E si correva trafelati con le brocche e per cortili e stradine si levava il grido dei venditori ambulanti. Finché l'acquedotto, quella meraviglia dell'ingegno umano che fu l'Acquedotto Pugliese, arrivò.