Provano a dirlo in tutti i modi. Chi? I ragazzini, soprattutto.
Quelli che fanno parte della cosiddetta “Gen Z”.
La sostenibilità ambientale e la transazione ecologica sono tra i temi più caldi degli ultimi anni, sin da quando, nel 2018, l'attivista svedese Greta Thunberg ha iniziato la sua protesta, coinvolgendo migliaia di ragazzi in tutto il mondo.
"I veri leader non sono là dentro, i veri leader siamo noi", ha detto Greta qualche settimana fa, alla Youth4CLimate di Milano, davanti a 400 giovani e alla classe dirigente italiana e internazionale, alla vigilia dei lavori della CoP26 che si è aperta a Glasgow il 31 ottobre.
La maggior parte degli esperti è concorde nel sottolineare il carattere straordinario e urgente della COP26, che ricordiamolo sta per Conferenza delle parti (organizzata dalla Nazioni Unite e giunta alla 26’ edizione).
Ma perché la conferenza sul clima di Glasgow è così importante? E perché sono proprio i ragazzini, i liceali, gli studenti, ad avere più a cuore il tema del cambiamento climatico e della sostenibilità ambientale?
Magari perché sono loro che dovranno abitare, popolare e vivere il mondo nei prossimi decenni e non quelli che questo mondo stanno rischiando di rovinarlo.
Di cosa ha bisogno la nostra Terra?
Secondo i Friday for Future, il movimento ambientalista internazionale di protesta, creato da Greta Thunberg, abbiamo bisogno di una riduzione delle emissioni immediata, drastica, su base annuale, di una portata che il mondo, finora, non ha mai visto. E siccome non abbiamo soluzioni tecnologiche che bastino da sole ad avvicinarci a tale obiettivo in tempi brevi, bisogna mettere in atto dei cambiamenti sostanziali nella nostra società.
E con la sfrontatezza adolescenziale che abbiamo imparato a conoscere, l'attivista svedese accusa i capi di Stato e di Governo di "fingere" sugli impegni presi e che il tempo del “bla bla bla” è scaduto da un pezzo.
Ma quali sono le proposte della COP26? E soprattutto, basteranno?
Azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050 e puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C; cambiare modo di vivere per salvaguardare gli habitat naturali; stanziare almeno 100 miliardi di dollari l’anno in finanziamenti per il clima entro il 2020. Ma soprattutto collaborare: solo lavorando tutti assieme potremo affrontare le sfide della crisi climatica.
La sostenibilità ambientale e la transazione ecologica sono stati i temi più dibattuti ad “Archè”, la web tv sostenibile di Acquedotto Pugliese, che ha visto il suo debutto a Ecomondo, rassegna di Rimini sulla transizione ecologica, dal 26 al 29 ottobre scorsi.
Archè ha ospitato tra gli altri Potito Ruggiero, il tredicenne di Stornarella (un piccolo comune in provincia di Foggia), diventato famoso un paio d’anni fa per aver manifestato da solo contro i cambiamenti climatici per il Global climate strike di Fridays for future. Il giovanissimo ‘eco-amico’ ha anche scritto un libro, “Vi teniamo d’occhio”, che era anche il claim del cartellone da lui portato alla manifestazione in piazza nel 2019. Nel libro l’attivista raccoglie consigli e buone pratiche che può mettere in atto chiunque. Una sorta di “patto generazionale” tra giovani e adulti.
Anche Acquedotto Pugliese fa la sua parte in questa fase di cambiamento climatico. Dopo questi 4 giorni di rassegna, infatti, AQP è tornata a casa con una promessa, quella di investire in progetti innovativi e sostenibili per oltre due miliardi di euro, con l’obiettivo di realizzare un acquedotto circolare e sempre più sostenibile. Azioni fondamentali per fronteggiare i cambiamenti climatici in atto e al contempo ridurre la vulnerabilità del sistema nel lungo periodo.
In questo modo, Acquedotto Pugliese si presenta come protagonista dell’economia circolare, non solo in Puglia ma anche nel Mezzogiorno.
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