Sarà un'estate da ricordare per il litorale salentino, luogo prediletto quest'anno dalle tartarughe marine come culla per i loro piccoli. Nel periodo della deposizione delle uova, che solitamente si conclude a inizio agosto, sono stati individuati 23 nidi di caretta caretta. Un vero e proprio record per il litorale, dove le segnalazioni di nidi si sono susseguite per tutta l'estate. “Il Salento – ha spiegato Piero Carlino, direttore del centro recupero tartarughe di Calimera – è sempre stato un buon punto poiché affacciandosi su due mari può accogliere sia le femmine che arrivano dalla parte ionica che quelle che arrivano dalla parte adriatica. Riesce in qualche modo ad essere una sorta di penisola inserita all'interno del Mediterraneo centrale, di conseguenza è già un territorio ospitale. La parte ionica, che ha delle spiagge molto profonde, è idonea assolutamente alla nidificazione delle caretta caretta, la specie che nidifica più in Italia. Ed è una specie fortemente monitorata da parte nostra”.
Il Salento riflette una tendenza generale. Infatti anche su altre coste, d'Italia e d'Europa, si è registrato un aumento delle ovodeposizioni da parte della caretta caretta. Lungo la Costa Azzurra, per esempio, e nelle regioni della Provenza e dell'Occitania sono stati segnalati una decina di nidi. Sul litorale spagnolo invece, tra Valencia, Maiorca e Ibiza, se ne sono contanti oltre 20, laddove non il numero più alto negli anni precedenti era fermo a 11 con record peggiore lo scorso quando in Spagna ne sono stati contanti solo appena due.
Le caretta caretta rivestono un ruolo fondamentale per l'ecosistema marino. Infatti il guscio della tartaruga funge da casa anche per altri esseri viventi: piante, piccoli animali e crostacei. Sicuramente una buona notizia per la biodiversità dei nostri mari, ma il fenomeno dell'aumento delle nidificazioni rivela anche un altro aspetto. Appare evidente infatti come il cambiamento climatico abbia innescato il surriscaldamento delle acque del Mediterraneo rendendole maggiormente attrattive per le tartarughe caretta caretta. Il rapporto “Climate change and interconnected risks to sustainable development in the Mediterranean”, realizzato da Nature Journal, ha rivelato che il bacino del Mediterraneo è tra i mari che più velocemente si stanno surriscaldando.
Negli ultimi decenni è stato certificato un aumento di 0,4 gradi per ogni anno. Le proiezioni al 2100 parlano di più 1,8 gradi e più 3,5° gradi in media rispetto al periodo tra il 1961 e il 1990. Le alte temperature hanno avuto effetto anche sulle nascite quest'anno iniziate prima del previsto. “Le schiuse quest'anno sono iniziate in anticipo – spiega ancora Carlino – La prima si è verificata il 17 agosto in località Torre Mozza.
Abbiamo avuto una schiusa di 50 piccoli che però era un nido non censito. Quindi è stata una sorpresa che ci ha costretti a spostare in qualche modo l'attenzione dai nidi invece che reputavamo già pronti per la schiusa”. Ogni nido di tartaruga marina accoglie circa un centinaio di uova, il cui periodo di incubazione varia dai 45 ai 70 giorni. È la temperatura a determinare il sesso dei piccoli. Se le uova si trovano a temperature superiori a 29 gradi nasceranno femmine, se la temperatura scende saranno maschi. Una volta nati i piccoli possono impiegare anche una settimana per raggiungere la superficie, arrampicandosi sulla sabbia. È fondamentale che durante questa fase non vengano disturbati poiché immagazzinano informazioni utili a ritrovare la spiaggia dove sono nati per tornare a riprodursi una volta raggiunti i 20 o 30 anni di età.
La vita media di una tartaruga marina è di circa 80 anni. La varietà di habitat ottimali per la caretta caretta è molto ampia a causa del suo stile di vita migratorio.
Percorre infatti migliaia di chilometri attraversando le zone di alimentazione, accoppiamento e deposizione delle uova. Dopo la schiusa è estremamente difficile monitorarle poiché gli spostamenti sono frequenti e si lasciano trasportare dalle onde e dalle correnti. Dopo diversi anni trascorsi al largo cominciano ad avvicinarsi alla costa in cerca di nuove fonti di cibo. Data la sempre maggiore presenza di una specie a rischio nelle aree del Mediterraneo occorre prestare maggiore attenzione alla sua tutela. L'habitat delle tartarughe è altamente minacciato dall'inquinamento e dallo sviluppo turistico incontrollato. Fattori che si uniscono alle catture accidentali durante la pesca. Le caretta caretta, sebbene vivano in mare, hanno i polmoni e hanno bisogno di tornare in superficie per respirare.
Tuttavia trascorrono l'80% del tempo in apnea poiché la loro attività metabolica sott'acqua si riduce drasticamente. Se vengono riportate a galla troppo velocemente, per esempio perché catturate da una rete, rischiano di morire per embolia. In Italia ciò rappresenta una delle minacce maggiore per le tartarughe marine. È stimato che ogni anno siano vittime di catture accidentali circa 24mila esemplari. Anche l'inquinamento luminoso può essere fonte di pericolo, soprattutto dopo la schiusa. Dopo essere usciti dalle uova durante la notte, per evitare i predatori, i piccoli si dirigono verso il mare, vale a dire verso l'orizzonte più luminoso. Se l'illuminazione artificiale è eccessiva i piccoli potrebbero dirigersi verso la terra e andare così incontro a morte certa poiché hanno bisogno di raggiungere il mare aperto approdare in zone dove la concentrazione di nutrienti è maggiore.
Tenere puliti i litorali, preservare i nidi e ridurre l'impatto dell'attività umana soprattutto durante l'estate, possono essere alcune delle accortezze da adottare, spiega ancora Carlino: “Il Salento negli ultimi anni, da parecchi anni in realtà, è un territorio altamente antropizzato è molto turistico, di conseguenza le strutture e lo sfruttamento della Costa sicuramente creano disagio a queste tartarughe e in qualche modo rischiano di distruggere i nidi perché la frequentazione della spiaggia è uno dei pericoli principali. Noi abbiamo attivato ormai da un po' di anni un protocollo che prevede un monitoraggio costante della Costa.
Durante tutti i mesi di deposizione, quindi dal 15 giugno fino ai primi d'agosto, cerchiamo proprio di trovare tutte le nidificazioni per poterle mettere in sicurezza. Considerate che è un lavoro che va fatto ogni giorno alle 5:00 di mattina per tutto l'anno nell'intero periodo di deposizione”. I progetti per la tutela delle caretta caretta sono numerosi. Legambiente, ad esempio, si è fatta promotrice del progetto europeo "Life Turtlenest". Si tratta di un progetto finalizzato al miglioramento della conservazione della caretta caretta del Mediterraneo attraverso attività di monitoraggio e messa in sicurezza dei nidi. Il progetto si avvale inoltre di un centro di studi e analisi per il monitoraggio degli effetti dei cambiamenti climatici sulla specie. Tra le azioni che Life Turtlenest mette in campo ci sono corsi di formazione per gli operatori balneari, pesccatori e volontari; il monitoraggio dei nidi e la ricerca attraverso unità cinofile addestrate; campagne di sensibilizzazione e ovviamente ricerca scientifica.
È online il quinto numero del 2023 della rivista L’ Acquedotto