Giganti bianchi e custodi di memoria climatica, i ghiacciai sono al centro di una delle questioni più urgenti del nostro tempo: il loro rapido scioglimento. Secondo la World Meteorological Organization, il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato e il progressivo ritiro dei ghiacci rappresenta un segnale drammatico dell’accelerazione del cambiamento climatico.
L’ONU ha dichiarato il 2025 “Anno Internazionale per la Conservazione dei Ghiacciai”, con l’obiettivo di sensibilizzare sul ruolo vitale di questi ecosistemi e sulle conseguenze globali della loro scomparsa. Negli ultimi decenni, infatti, un terzo dei ghiacciai presenti nei siti UNESCO è già scomparso o destinato a scomparire entro il 2050.
La perdita di ghiaccio significa innalzamento dei mari, erosione costiera, sommersione di comunità insulari, ma anche impatti sulla disponibilità di acqua dolce e sulla biodiversità. Il rilascio di agenti patogeni intrappolati nel permafrost e i danni economici globali, stimati fino a 130 trilioni di dollari nei prossimi tre secoli, rendono ancora più urgente un cambio di rotta.
Ogni anno si perdono in media 273 miliardi di tonnellate di ghiaccio, contribuendo a un innalzamento del livello del mare già superiore a 18 mm dal 2000 a oggi. Se il trend non si arresta, entro il 2040 l’aumento potrebbe toccare fino a 67 mm. Nonostante questo scenario critico, la partita non è ancora persa: ridurre le emissioni, investire nella gestione sostenibile dell’acqua e promuovere scelte consapevoli a livello individuale e collettivo sono passi indispensabili per proteggere i ghiacciai e, con essi, l’equilibrio del pianeta.