Il Parco Nazionale del Pollino, posto sulla dorsale appenninica calabro-lucano che affaccia sui due mari, Jonio e Tirreno, con i suoi oltre 192.000 ettari di estensione, 120.000 abitanti e 1700 specie vegetali è la più grande area protetta d’Italia. All’interno del suo territorio sono 56 i comuni che – fra Basilicata e Calabria – caratterizzano un immenso paesaggio naturale, culturale e sociale, tutto da scoprire. “Passato, presente e futuro” del Parco sono stati messi al centro di un evento celebrativo dei 30 anni del Parco Nazionale del Pollino tenutosi a Rotonda, comune in cui ha sede l’Ente Parco. In una ricca giornata si sono intrecciate voci, sensibilità ed esperienze per raccontare progetti e attività riguardanti peculiarità ambientali, progetti di conservazione e tutela della biodiversità, il prestigioso riconoscimento di “Geosito mondiale Unesco”, le iniziative di sensibilizzazione sul territorio, la prospettiva turistica e la sfida della sostenibilità, fino alle attività di prevenzione e tutela e quelle di anti- incendio. Numerose le testimonianze istituzionali e le esperienze sul campo che hanno permesso di aprire lo scrigno di tutte le attività di scoperta, valorizzazione e promozione realizzate mettendo al centro il patrimonio ambientale e culturale.
L’obiettivo sottolineato dalla Presidente del Parco Valentina Viola, nell’ottica di politiche di programmazione di visione condivise tra le Istituzioni e le Comunità, è “quello di far acquisire sempre più consapevolezza che essere parte di un’area protetta rappresenta di fatto un valore aggiunto ed una straordinaria opportunità di sviluppo locale e non già un insieme di vincoli da rispettare”. Lo ha confermato Luigi Spadone – Vice Presidente Nazionale Federparchi – secondo cui “in questi trent'anni sono cambiate tante cose. Oggi la coscienza collettiva è mutata, insieme alle priorità, e la presenza della comunità testimonia come i parchi siano considerati un valore aggiunto per le generative opportunità di sviluppo e di crescita dei territori. Vi è poi un trend significativo: “la gente ha voglia di tornare in montagna, nei borghi, nelle terre di mezzo per ritrovare se stessi lontano dal caos delle città. Dopo il Covid come Federparchi, insieme al Ministero, abbiamo con responsabilità accompagnato la promozione dei territori mentre sempre centrale è rimasta l'educazione ambientale diffusa trasversalmente a partire dalle giovani generazioni”. Nell’importante cammino compiuto dal Parco vi è il prezioso riconoscimento ottenuto con l’ingresso dell’Area protetta all’interno della Rete Europea e Globale dei Geoparchi sotto l'egida dell'UNESCO. Luigi Boise, Responsabile Geoparco Unesco Parco del Pollino, racconta come “ottenere tale riconoscimento sia stato di fatto molto complesso, considerati gli elevati criteri di selezione, così come è difficile mantenerlo nel tempo. Oggi si è freschi di conferma per un nuovo quadriennio, da vivere con responsabilità e impegno. Ci sono sempre più prescrizioni su cui mantenere ferma l’attenzione consolidando il livello di attenzione di un territorio attento all'economia sostenibile”. E proprio in tal senso, fra le sfide importanti per l’intero territorio figura la presenza della Carta Europea del Turismo Sostenibile con il coinvolgimento di tutto il territorio per elaborare un'offerta di turismo compatibile con le esigenze di tutela della biodiversità. Racconta Marianna Gatto, Responsabile area pianificazione Sviluppo Socio Economico: “il nostro Parco ha ottenuto tale certificato già 10 anni fa ed ha intrapreso la fase due della CETS attraverso la quale si certificano gli operatori del territorio impegnati in un vero e proprio piano d'azione a promuovere sistemi di sostenibilità ambientale. Dopo il rinnovo, che dovrebbe avvenire in primavera, il parco del Pollino intraprenderà anche la terza fase, ovvero quella che certifica tour operators e agenzie capaci di creare itinerari turistici sostenibili”.
Ma il Parco, con la sua estensione e le sue peculiarità, è soprattutto un tesoro da scoprire calpestando i suoi sentieri, immergendosi fra i suoi colori, profumi, sapori, da vivere in tutte le stagioni. Proprio negli spazi dell’Ecomuseo di Rotonda, dove è presente l’esposizione permanente, è stata allestita una mostra fotografica dedicata al trentennale del Pollino. Per Bruno Niola, responsabile comunicazione Ente Parco – “comunicare la grandezza e bellezza del nostro Parco è una bellissima responsabilità. Il nostro ruolo è quello di conservare e proteggere un cospicuo patrimonio ambientale attraverso progetti di monitoraggio, ma anche investire nella sensibilizzazione delle comunità. Spesso quando si parla di parchi nazionali, si pensa solo agli animali e alla natura, invece, molto forte è la presenza dell'uomo, come nel caso del nostro Parco fortemente antropizzato. E quindi esso va vissuto, scoperto, amato in tutte le sue peculiarità. Per questo, nell’occasione celebrativa dei trent’anni, abbiamo voluto mettere al centro il lavoro di due fotografi che hanno vissuto personalmente l’essenza del Parco Nazionale del Pollino. Pierluigi Rottura – architetto e fotografo – racconta come tutto sia nato: “partecipando al workshop del National Geographic Italia, abbiamo avuto l'opportunità di avviare un tirocinio fotografico presso il Parco del Pollino, trascorrendo sei mesi tra le sue bellezze, un luogo variegato dal punto di vista paesaggistico e culturale. Da un lato, abbiamo cercato di raccontare tutto quello che un comune turista può vedere, dall'altro, il dietro le quinte legato alle attività che un parco nazionale gestisce in ambito di conservazione naturalistica insieme agli aspetti socio-antropologici che insistono sul territorio”. Conferma in tal senso il suo collega Francesco Vigliotti, naturalista e fotografo: “Tra i ricordi più belli di questa esperienza ci sono le lunghissime sciate in alta quota per andare a scattare le foto ai pini loricati imbiancati tra condizioni meteo spesso avverse che ci hanno spinto al limite restituendoci al contempo esperienze uniche. Molto spesso non si ha percezione del ruolo cruciale che i parchi svolgono nella conservazione della biodiversità del territorio.
Tutti i parchi, da quelli nazionali a quelli regionali fino alle riserve protette, sono un'eredità presente e futura da tutelare”. 30 anni di storia, a partire dalla sua istituzione avvenuta nel 1993, dunque sono un bel traguardo ma anche una bella prospettiva da cui ripartire per guardare al futuro. L’impegno che si è cercato di tracciare con le testimonianze di chi ogni giorno mette insieme competenze e sensibilità per la tutela è promozione del parco è quello di camminare insieme. La sfida sarà quella di avere un ruolo sempre più centrale di “laboratorio permanente”, in cui sperimentare modelli virtuosi di convivenza con la natura, nella consapevolezza dell’importanza del patrimonio ambientale, da leggere insieme a quello umano, culturale e sociale.
È online il sesto numero del 2023 della rivista L’ Acquedotto