Expo Dubai 2020 si prepara a vivere l’ultimo mese della sua apertura con un incalzante ritmo di eventi pensati per lasciare un segno, guardando con fiducia al domani.
“Collegare le Menti, Creare il Futuro”, è il tema che ha accompagnato sin dall’inizio l’Esposizione Universale proponendo nuovi percorsi di sviluppo e di innovazione, unendo di fatto le migliori sensibilità, esperienze, idee, progettualità e risorse, ispirando e mobilitando i partecipanti su sfide condivise e di portata globale. Chiunque abbia avuto l’opportunità di percorrere i viali dell’area espositiva ha respirato futuro, immergendosi nelle proposte dei vari padiglioni capaci di declinare i temi green, della sostenibilità e della innovazione, aprendo a ciascuno la mente grazie ai tecnologici allestimenti proposti e alle ricche e incalzanti suggestioni visive e sonore. Si è chiamati forzatamente a scegliere e con non poco imbarazzo i percorsi da fare propri nella selezione dei contenuti, dibattiti e performance proposti, respirando ovunque una sensazione di diffusa gioia e voglia di ripartenza, misurandosi in un collettivo esercizio di futuro.
I tre distretti della sostenibilità, della mobilità, delle opportunità offrono la prospettiva di uno sguardo lungo sul domani, attraversando paesaggi, culture, emergenze e soluzioni. Ma in tutta l’esperienza di visita la scelta di esprimersi fra la bellezza del “contenitore” e la portata del “contenuto” è sollecitata continuamente, mettendo di volta in volta l’accento sulle soluzioni di progettazione delle straordinarie architetture dei padiglioni o sulla narrazione da essi proposta, in una scelta di campo continuamente irrisolta.
Il Padiglione Italia è ad esempio un’architettura piena di senso ma anche un po’ un “viaggio” pensato in ogni tappa per mettere in scena con creatività e innovazione “la bellezza che unisce le persone”. Uno spazio non solo espositivo ma rappresentativo del migliore ingegno italiano, che offre una intensa esperienza ai visitatori, facendo vedere al mondo competenze, talenti e ingegni multidisciplinari che possono diventare promotori di nuove opportunità formative, professionali e imprenditoriali. Un vero esempio per i valori di progettazione che contraddistinguono il padiglione e per i contenuti che legano tradizione e innovazione.
Architettura circolare, rimovibile e riusabile; materiali nuovi, come fondi di caffè, funghi, bucce d’arancia e farina ricavata dalle alghe impiegati per la realizzazione della struttura e nessun ricorso a metodi di climatizzazione non naturali, come raccontano i progettisti Carlo Ratti e Italo Rota. Il Padiglione italiano, la cui copertura è composta da tre scafi rovesciati, è un esempio della nuova architettura post-covid: “un laboratorio per sperimentare su temi fondamentali, per ripensare la frontiera tra naturale e artificiale”
Il padiglione non presenta pareti ma è delimitato da una facciata multimediale a tenda, composta da corde nautiche e la facciata si illumina e diventa dinamica grazie ai Led incorporati sulle corde, che tematizzano anche eventi e date importanti. Le stesse corde, prodotte in plastica riciclata usando l’equivalente di quasi 2 milioni di bottiglie d’acqua, sviluppano un intreccio verticale che si estende per quasi 70 chilometri di lunghezza complessiva. Dopo la conclusione di Expo, esse saranno riutilizzate, seguendo i princìpi dell’economia circolare. Proprio l’impiego delle corde nautiche, insieme a un sistema di raffrescamento localizzato con nebulizzatori, consentono di ottenere ombreggiamento e ventilazione naturale e migliore comfort termico. Complessivamente, il progetto punta a sperimentare modalità più sostenibili per raffrescare edifici e ambienti urbani. Il percorso interno è infine arricchito da una serie di elementi verdi, con oltre 160 specie vegetali che vivono all’interno dell’edificio omaggiando la biodiversità e la bellezza ecologica dei territori d’Italia e del Mediterraneo. Un esempio fra i più riconosciuti come emblema di progettazione innovativa realizzata emulando la natura dove tutto si riusa, si ricicla, e nulla si butta via.
Il vero inno alla sostenibilità ad Expo Dubai, si chiama poi “Terra” ed è il Padiglione riconosciuto come una delle attrazioni principali dell’Esposizione Universale. La struttura, con i suoi 6000 metri quadrati di spazio espositivo, è stata progettata dall’architetto Nicholas Grimshaw, e al termine di Expo 2020 rimarrà in eredità come laboratorio educativo e scientifico, con l’obiettivo di ispirare modelli e scelte sostenibili per le generazioni future. Un monumento che integra tecnologia a zero impatto ambientale e sistemi costruttivi ispirati alla natura; un vero e proprio ecosistema che ricalca per il suo mantenimento il ciclo della vita vegetale, traendo energia dal sole con la fotosintesi e catturando il fabbisogno idrico sfruttando l’umidità notturna dell’atmosfera. L’energia solare è garantita da 1.055 pannelli fotovoltaici che, disposti su una copertura larga 130 metri e in cima a una serie di alberi energetici, possono generare 4GWh di energia alternativa all’anno, sufficiente a caricare più di 900.000 telefoni cellulari. La condensazione del vapore acqueo presente nell’aria garantisce l’approvvigionamento idrico e le acque reflue vengono riciclate all’interno del Padiglione stesso. Un insieme di dati che da soli parlano di esemplarità. Già l’impatto visivo dato dalla volta fotovoltaica che richiama una grande astronave stupisce il visitatore che, una volta entrato nello spazio espositivo, viene subito accompagnato ad essere “protagonista” attivo, con un ritmo incalzante di suggestioni a specchio, capaci di mettere a nudo l’importanza della propria impronta sul Pianeta. Grandi e piccoli sono chiamati in questo viaggio ad un esercizio di responsabilità diffusa, compiendo scelte da cui dipende il prosieguo del proprio (ed altrui collettivo) cammino.
Un itinerario suggestivo e interattivo che attraversa gli ecosistemi esplorando bellezze nascoste del mondo sottomarino, mettendo l’accento sull’inquinamento da plastica, il sovrasfruttamento delle risorse che lo stanno compromettendo, a quelle delle foreste, grazie a una passeggiata interattiva tra le radici delle piante, fino a raggiungere il “salone dei consumi”. Un’esperienza importante per i visitatori, uno spunto per aumentare la consapevolezza delle nostre scelte sulla biosfera e chiamando ognuno ad essere agente protagonista di un cambiamento positivo.
Sono solo fra i tanti straordinari esempi di Expo 2020 che coniugano architettura e funzionalità e che esprimono il loro valore soprattutto sul piano educativo con un richiamo ed un invito alla responsabilità collettiva per il futuro del Pianeta in linea con l’Agenda 2030 “People, Planet & Prosperity”.
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