Esiste un luogo che profuma di mare, dove spira vento di futuro e dove la bellezza è un mosaico colorato di volti e culture che si incontrano e si mescolano. Si tratta del Porto Museo di Tricase, non un vero e proprio museo come quelli a cui siamo abituati, non ci sono infatti reperti storici, collezioni o fotografie che lungo un percorso raccontano la storia del Porto della città del Leccese.
Si tratta invece di un museo diffuso e dinamico, luogo di ricerca, raccolta, scambio ed approfondimento di conoscenze legate alle tradizioni del mare e della costa. Un museo che è “paesaggio culturale” e “cultura del paesaggio”. A gestirlo è l'associazione “Magna Grecia Mare”, presieduta da Antonio Errico, testimone di un messaggio che ispira e mira a virtuose emulazioni: “Vorremmo che questo nostro concept di museo diffuso contagiasse anche altre realtà.
L'idea – ha raccontato – nasce dalla voglia di avere orizzonti a 360 gradi e dal forte desiderio di rendere orgogliose le nuove generazioni che qui nascono e che vorremmo restassero per investire sul territorio, creando futuro”. Il messaggio ai giovani quindi è chiaro ed è un invito a recuperare la natura marinara che fa parte delle popolazioni del Salento, della Puglia e dell'Italia più in generale. Nel cuore del Porto Museo di Tricase sorge anche la sede del Ciheam, l'istituto agronomico del Mediterraneo che ha sede a Bari, ma che dal 2015 si è ampliato con una sede anche nel Leccese.
All'interno di immobili di proprietà comunale, ristrutturati dallo stesso istituto nell’ambito di progetti finanziati dalla Cooperazione territoriale Interreg Italia-Grecia, si svolgono attività che puntano in particolare al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, principalmente in attuazione dei programmi della Cooperazione Italiana, attraverso attività finalizzate allo sviluppo sostenibile di ecosistemi rurali e costieri, costantemente in linea con gliorientamenti strategici dei Paesi Membri del Ciheam e con il concetto globale di “Blue Growth”.
Luogo di formazione, ricerca e cooperazione, per la crescita sostenibile e integrata delle comunità rurali e costiere, favorisce, come avamposto mediterraneo, il dialogo tra organismi nazionali ed internazionali e promuove iniziative incentrate sulla difesa della diversità degli ecosistemi e sulla valorizzazione economica, sociale e ambientale delle zone costiere.
A gestire le attività del Ciheam di Tricase c'è Gianfranco Cataldi, amministratore scientifico dell'istituto, che tra i tanti progetti, porta avanti anche quello di tutelare il territorio. “Agiamo in una zona particolarmente interessante da un punto di vista ambientale.
Tra l'altro la sede del Ciheam si trova proprio al centro del Parco Otranto-Santa Maria di Leuca e Boschetto di Tricase. Un'area interessante, dove si sta cercando di completare l'iter istruttorio per richiedere l'istituzione dell'area marina protetta Otranto-Santa Maria di Leuca, un traguardo importante per un'area marina che si estende per 70 km, e che proprio in virtù di questo potrebbe diventare una delle più importanti aree marine protette d'Europa”.
Un porto piccolo, quello di Tricase, ma con una storia millenaria, una parte della quale è documentata da testi storici. “In passato, infatti - ha spiegato il presidente Errico – questo porto era l'unico approdo nel tratto di costa compreso tra Gallipoli e Brindisi. A testimonianza del fatto che anche il piccolo ha sempre qualcosa da raccontare al grande”. E infatti ormeggiato qui c'è il veliero Portus Veneris, la storica imbarcazione che in molti chiamano impropriamente “caicco” e che rappresenta una delle immagini più suggestive del luogo. “Un’imbarcazione unica al mondo per tipologia e armo velico, la cui costruzione risale, secondo la datazione degli esperti, a oltre 100 anni fa. Ha quindi una storia davvero molto interessante – ha raccontato Antonio Errico – Nel 2002, infatti, giunse qui con a bordo 98 profughi curdi, scappati da una guerra in corso nella propria terra e in cerca di una vita migliore”. Il veliero venne abbandonato in mezzo al mare proprio di fronte il piccolo porto di Tricase e venne di conseguenza confiscato, destinato alla demolizione. Ma a quel tempo, la neonata associazione Magna Grecia Mare propose al Comune di recuperare l'imbarcazione per darle una nuova vita, trasformandola da simbolo della disperazione di un popolo a simbolo di fratellanza tra popoli differenti. “Su questa idea c'è sempre stato vento favorevole, fortunatamente.
E anche grazie al prezioso contributo del Ciheam, siamo riusciti nel nostro intento, donando alla cittadinanza una nave scuola, un museo itinerante, una sede prestigiosa di eventi culturali e di rappresentanza istituzionale internazionale”. Della storia millenaria del porto di Tricase ne fa parte anche un grande cisternone, risalente agli inizi del '900, un luogo che racconta una verità incontrovertibile: l'acqua è un bene prezioso. “Spesso non ci pensiamo, ma i marinai e i naviganti, nel corso dei loro lunghi viaggi, sono circondati da una enorme vastità di acqua che però non possono bere. Proprio per rispondere ad una loro necessità ma anche per far crescere economicamente il porto di Tricase, agli inizi del '900 si pensò di costruire questo cisternone, che raccogliesse l'acqua piovana”. Si tratta di una grande opera di ingegneria idraulica che rispondeva a quelli che all'epoca erano i criteri secondo cui l'acqua piovana poteva essere resa potabile con la presenza di tre elementi, la ghiaia, la sabbia e i carboni attivi.
Il cisternone – ha spiegato ancora Antonio Errico – riforniva acqua alla banchina del porto, ma anche al resto della comunità portuale presente. Con l'arrivo di Acquedotto Pugliese, poi, questo luogo è stato abbandonato per poi essere riqualificato anni dopo. Oggi viene utilizzato per ospitare eventi culturali”. Del Porto Museo di Tricase fanno parte anche altri luoghi, valorizzati, rifunzionalizzati e restituiti alla cittadinanza. Si tratta dell'antica scuola San Luigi, un tempo istituto scolastico per i figli dei pescatori, oggi residenza artistica che accoglie artisti e artigiani, un vero e proprio atelier delle arti e dei mestieri a disposizione della comunità e di tutti coloro che qui trovano ospitalità. Tutto questo grazie ai fondi del Progetto Muse, finanziato dal Programma di Cooperazione Interreg Grecia Italia, con cui il Ciheam di Tricase è riuscito a dare nuova vita alla struttura.
“In queste cinque stanze oggi completamente riqualificate – ha spiegato Gianfranco Cataldi - sono ospitate le opere di artisti che hanno qui risieduto e che hanno realizzato durante la loro permanenza delle opere d'arte che hanno poi lasciato a disposizione della comunità. Abbiamo così dato vita ad una artoteca, dando la possibilità a qualunque membro della comunità locale di prendere in prestito una qualsiasi opera qui presente, portarsela a casa e poi restituirla”.
Accanto a questo luogo, nella città nel Leccese esiste anche ex mattatoio comunale oggi diventato, sempre grazie all'impegno del Ciheam, un luogo dove valorizzare e promuovere i prodotti locali. Obiettivo, valorizzare quello che è il patrimonio materiale e immateriale del territorio, restituendo alla città spazi che altrimenti sarebbero andati perduti. “È stato qui realizzato un laboratorio di comunità – ha spiegato Gianfranco Cataldi – denominato Food4Health Community lab, un luogo in cui i piccoli produttori agricoli locali e anche le piccole imprese e i pescatori possono trovare tutte le attrezzature per migliorare le loro produzioni attraverso la trasformazione del prodotto fresco. Sono state predisposte quattro linee di lavorazione, una dedicata alla trasformazione dei prodotti ortofrutticoli, una linea dedicata alla lavorazione del miele ed ancora una linea dedicata alla lavorazione dei prodotti ittici ed infine una dedicata all'essiccazione.
Nella parte esterna è anche disponibile un'area mercatale. Si tratta di un luogo completamente riqualificato – ha concluso Cataldi – che però presenta elementi architettonici originari e che sarà gestita in maniera del tutto nuova, con una governance, nella quale parteciperanno sia il Comune di Tricase, in qualità di proprietario dell'immobile, sia il Ciheam che ha curato la ristrutturazione ed infine un soggetto privato che, sottoforma di cooperativa, riunisce per la prima volta piccoli produttori agricoli e operatori della piccola pesca”. Insomma, il Porto Museo di Tricase negli anni ha intrapreso una rotta di riscoperta dei suoi valori culturali, storici, naturalistici e di relazione con i popoli del Mediterraneo, innescando un percorso di valorizzazione sostenibile e responsabile per una crescita economica e sociale dell'intera comunità. “Questo luogo – ha concluso il presidente Errico – vissuto non da semplici turisti, permette quindi di entrare a far parte del variegato mondo del Porto Museo, diventandone protagonisti. Qui, si può incontrare il mondo, come in un vero e proprio porto di mare, e insieme si può progettare tanto futuro”.
È online il quarto numero del 2023 della rivista L’ Acquedotto