L'impianto è la risposta al bisogno di sicurezza delle comunità ioniche
Da oltre un secolo portiamo l'acqua nella nostra terra, storicamente assettata, valorizzando i paesaggi e sostenendo la vita. A Taranto, città di storia e di mare, questa missione si rinnova con un impegno ancora più profondo che vede il territorio ionico pioniere della Water Resilience Strategy pugliese grazie alla realizzazione del primo impianto di dissalazione pubblico della regione, opera che nella provincia ionica coronerà un ambizioso e articolato programma basato su efficientamento, riuso e ricerca di nuove fonti di approvvigionamento.
Acqua per Taranto è una visione strategica per garantire a questa terra una risorsa fondamentale, soprattutto di fronte alle sfide imposte dalla crisi climatica. La Puglia e tutto il Sud Italia ne sentono sempre più forte il peso: periodi di siccità prolungata e fenomeni estremi minacciano la disponibilità di acqua, un bene che è linfa vitale per ogni attività umana, dallo sviluppo economico alla qualità della vita. E Taranto, unico capoluogo pugliese servito da una sola linea di approvvigionamento, lo schema extraregionale Sinni-Pertusillo, è attualmente una fra le aree più esposte alle crisi idriche.
Il dissalatore supporta una strategia che vede l’area di Taranto in fase già avanzata sulle altre due direttrici di intervento: il grande piano di risanamento e digitalizzazione delle reti idriche, in atto dal 2005 e attualmente al quarto step, con un investimento di 72 milioni di euro; il riuso, con 10 impianti depurativi del Tarantino già pronti a fornire acqua affinata per usi irrigui e altri 6 in corso di adeguamento, per un potenziale complessivo annuo di oltre 20 milioni di metri cubi di risorsa.
Taranto è la prima provincia in cui vengono attuate tutte le direttrici della Water Resilience Strategy pugliese. Il piano, in materia di diversificazione delle fonti, prevede la realizzazione di altri tre dissalatori (alle Isole Tremiti, a Brindisi e nell’area tra Manfredonia e Margherita di Savoia) e di collegamenti con nuove fonti extraregionali, come il Molise, l’Abruzzo e l’Albania. Soluzioni che, unite al continuo efficientamento dei sistemi e all’implementazione del riuso, assicureranno acqua e benessere alle generazioni presenti e future. In questa pagina è disponibile una sezione dedicata a tutte le azioni in campo.
Il progetto: sicurezza potabile per 385.000 persone
L’impianto di Taranto, innovativo ed ecosostenibile grazie all’ottimizzazione di infrastrutture già esistenti e all’impiego delle migliori tecnologie di settore per la realizzazione delle nuove opere, in linea con gli stringenti requisiti della tassonomia ambientale UE, dissalerà le acque salmastredel Tara fino a 650 litri al secondo con il collaudato sistema dell’osmosi inversa. Sarà dedicato esclusivamente all’uso potabile per la sicurezza idrica di 385mila persone e gestito da nostri tecnici specializzati.

Il dissalatore sorgerà su un terreno lungo la Provinciale 38, distante circa 1 chilometro dal corso del Tara, e attingerà acqua – senza nuove opere sul fiume - da una presa preesistente diAcque del Sud, la società statale che gestisce alcune fra le più grandi opere idrauliche del Mezzogiorno. Dal dissalatore si dirameranno due condotte interrate: una di 14 chilometri, fra cui 5 da realizzare con innovative tecnologie no-dig, per portare acqua potabilizzata al grande serbatoio di Taranto, nodo cruciale della rete idrica da 24mila km di AQP; l’altra di 4,5 km per rilasciare nell’area del molo polisettoriale l’acqua residuale, che con una salinità simile a quella del Tara (e bencinque volte inferiore a quella del mare) sarà quasi dolce e pienamente compatibile con l’ecosistema marino.
Nel rispetto del fiume e della comunità che lo vive, prima dell’avvio dell’impianto riqualificheremoi punti d’accesso e il tratto di pista ciclabile che lo costeggia, al fine di migliorare la fruibilità dell’area.
L’opera, dall’investimento complessivo di circa 100 milioni di euro, è considerata strategica dall’Italia e dall’Europa che hanno deciso di sostenerne l’investimento: il 70% dell’importo sarà coperto dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC), il 30% da risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). I lavori saranno svolti dalle aziende vincitrici dell’appalto, Suez Italy e Cisa, per conto di AQP.
La genesi: l’occasione migliore per Taranto e la Puglia
L’idea di realizzare impianti di dissalazione in Puglia a scopo potabile parte dalla lungimiranza del primo Piano d’Ambito, lo strumento di programmazione per l’organizzazione del servizio idrico integrato, quando nel 2002 i comuni pugliesi, tramite il soggetto rappresentativo per il governo pubblico dell'acqua, constatarono che le emergenze idriche, unitamente al progressivo degrado qualitativo delle acque di falda, imponevano il ricorso a nuove fonti di approvvigionamento che potessero offrire ampie garanzie anche in situazioni critiche. Questa pianificazione, nel vagliare le fonti alternative ha analizzato complessivamente più scenari, arrivando alla conclusione che la dissalazione delle acque salmastre del Tara si configura, in assoluto, come la più performante e la più rispettosa per l’ambiente tra i possibili interventi per scongiurare crisi idriche, essendo anche l’unica che fornisce nuova risorsa ad un territorio esposto alle crisi più di altri. La scelta, basata su dati tecnici e scientifici come lo Studio di alta specializzazione realizzato dal CNR-IRSA tra il 2016 ed il 2019, presenta inoltre altri due vantaggi: la vicinanza al serbatoio di Taranto, nodo strategico della grande rete di AQP, e la possibilità di usare opere di presa esistenti evitando qualunque intervento sul fiume.
L’opera è prevista dal Piano d’Ambito 2020-2045, strumento di programmazione che ha superato la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) dopo essere stato sottoposto alle osservazioni di tutti gli attori istituzionali e dell’opinione pubblica. Il lungo iter autorizzativo ha visto, dopo il via libera della progettazione e il parere motivato di VAS-VINCA del 2022, il giudizio positivo sia della Conferenza dei Servizi preliminare sia di quella decisoria che, ad inizio gennaio 2025, si è espressa (a prevalenza) sull’istanza di realizzazione dell’impianto.
L’attenzione per l’ambiente: un progetto ecosostenibile
Il dissalatore di Taranto è ecosostenibile secondo gli stringenti criteri del Regolamento UE sulla Tassonomia (2020/852), il sistema di classificazione sviluppato dall'Unione Europea – come strumento chiave del Green Deal comunitario - per identificare le attività economiche che possono essere considerate sostenibili dal punto di vista ambientale.
In base al regolamento, per essere considerata sostenibile, un'attività deve contribuire in modo significativo a uno dei sei obiettivi ambientali dell'UE: la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici, l'uso sostenibile delle risorse idriche e marine, la transizione verso un'economia circolare, la prevenzione e riduzione dell'inquinamento e la protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi. È cruciale che, nel contribuire a uno o più obiettivi, l'attività rispetti il principio del "Do No Significant Harm" (DNSH), ovvero non arrechi danno significativo a nessuno degli altri obiettivi ambientali. Ed è esattamente il caso del dissalatore di Taranto: l’opera, nel rispetto del fiume, dell’ambiente circostante, delle comunità che lo vivono e delle norme italiane e comunitarie, l’opera renderà il sistema più resiliente alle crisi idriche, a beneficio della collettività. Proprio grazie al rispetto dei principi della Tassonomia UE, il progetto è risultato finanziabile attraverso le risorse comunitarie del PNRR.
La tutela del Tara: il fiume sarà monitorato e l’area valorizzata
Il Tara darà acqua da bere ai Tarantini e alle comunità ioniche, migliorando la loro sicurezza idrica. Noi, in coordinamento con gli altri attori del territorio, daremo la cura che merita a questo luogo identitario garantendo un deflusso che tuteli l’ecosistema e la biodiversità, monitorando il livello del fiume come mai avvenuto prima e fungendo da presidio contro gli ecoreati che, ancora oggi, segnano l’area.
I prelievi per i diversi usi – il nostro per il potabile e quello di Acque del Sud per agricoltura e industria – sono regolati da una convenzione che garantisce al fiume sempre un deflusso ecologico di almeno 2.000 litri al secondo (l/s); solo in condizioni di particolare scarsità idrica, per un periodo massimo di due mesi all'anno, sarà possibile ridurre questa soglia a un minimo garantito di 1.000 l/s. Fatti salvi questi livelli di deflusso, ci potranno essere prelievi idrici secondo le proporzioni stabilite dalla concessione, con priorità per l’uso potabile. La validità di questo approccio è stata confermata da diversi studi scientifici effettuati dal Consiglio Nazionale delle Ricerca (CNR), dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e dal Politecnico di Torino. La valutazione ambientale preventiva è stata effettuata tramite una metodologia scientifica validata da ISPRA, chiamata MesoHABSIM, che analizza l'habitat fluviale per valutare come il flusso d'acqua influenzi gli ecosistemi usando dati spaziali e idrologici per migliorare la gestione ambientale.
La tutela e la valorizzazione dell’area passano anche dal recupero del tratto del percorso Ciclistico l’Acqua - Foce del Fiume Tara che costeggia il fiume e dalla riqualificazione delle due discese in acqua: i cittadini, oltre a beneficiare di acqua a “chilometro zero” in una terra esposta alle crisi idriche e dipendente da una fonte extraregionale, potranno fruire ancora meglio questo luogo identitario.
Fra terra e mare: un’opera rispettosa dei luoghi
La scelta di dissalare acque delle sorgenti del Tara, fra i diversi vantaggi, ne presenta due importanti per l’ambiente: la vicinanza al serbatoio di Taranto, nodo cruciale della grande rete AQP, e la bassa salinità delle sue acque. Due caratteristiche che ridurranno al minimo l’impatto dell’opera sulla vegetazione del territorio e tuteleranno la qualità del mare.
Per portare l’acqua dissalata dall’impianto al serbatoio di Taranto, sarà realizzata una condotta di appena 14 chilometri. E davanti alla necessità di ricollocare alcuni alberi, agiremo secondo la procedura regolata da norme regionali e applicata a tutti i cantieri AQP, che prevede la definizione della ricollocazione della vegetazione avvenga in fase di esecuzione dei lavori. Per tutti gli ulivi presenti sui terreni dedicati alle opere da realizzare è previsto il reimpianto. In caso di ulivi malati e non reimpiantabili, li sostituiremo con piante giovani. Lo stesso criterio sarà applicato agli alberi da frutto, previa valutazione agronomica. La nuova posizione degli alberi verrà concordata, come di consueto, con i proprietari dei terreni.
Se sulla terra l’impatto sarà minimo e temporaneo, sul mare sarà di fatto neutro. L'acqua residuale del processo di dissalazione avrà infatti una salinità di 7 grammi per litro; quella del mare, con 38 grammi per litro, ha un tenore salino cinque volte superiore. Il rilascio avverrà in prossimità delle infrastrutture di recapito del siderurgico e del Fiumetto, nel mar Ionio.
Ci teniamo alla qualità dell’aria: 100% energia verde e zero emissioni di CO2
Il fiume, la terra, il mare e… l’aria. L’ecosostenibilità del dissalatore di Taranto passa anche dall’attenzione alle emissioni in atmosfera. La dissalazione a osmosi inversa purifica l'acqua salata premendola attraverso membrane che trattengono i sali, impiegando pompe ad alta pressione. Questo processo è puramente fisico e non implica combustione, eliminando quindi alla radice il problema delle emissioni dirette di anidride carbonica (CO2) in atmosfera.
Al fine di eliminare anche le emissioni indirette, quelle derivanti dalla produzione dell’energia necessaria per far funzionare l’impianto, Acquedotto Pugliese alimenterà il dissalatore al 100 per cento con energia verde: una parte sarà autoprodotta dal fotovoltaico previsto nell’area dell’impianto, la restante sarà coperta da fornitura certificata, tramite Garanzie di Origine, per attestarne l’origine rinnovabile delle fonti utilizzate.
Grazie a queste soluzioni, che si sommano ai ripristini vegetazionali, anche la qualità dell’aria sarà tutelata.
Domande frequenti (FAQ) sul dissalatore
Perché servirà a fronteggiare la crisi climatica e garantire acqua potabile integrativa a Taranto e al versante ionico pugliese, un’area particolarmente esposta alle crisi idriche poiché alimentata da una sola fonte extraregionale, lo schema idrico Sinni-Pertusillo che serve altre comunità ed altri usi. Il dissalatore darà maggiore autonomia e sicurezza al territorio, diversificando le fonti.
Il progetto è stato previsto per la prima volta nella rimodulazione del Piano D’Ambito 2007/2008 e confermato nel più recente Piano 2020-2045 approvato dall’Autorità Idrica Pugliese (AIP) nel 2023. Nel valutare le fonti alternative, il documento ha analizzato complessivamente più scenari, ed è arrivato alla conclusione che la dissalazione delle acque salmastre del Tara si configura, in assoluto, come la più performante e la più rispettosa per l’ambiente tra i possibili interventi per scongiurare crisi idriche, essendo anche l’unica che garantisce nuova risorsa ad un territorio esposto alle crisi più di altri.
Il risanamento delle reti idriche è già in atto, insieme al riuso delle acque depurate, ed è complementare al progetto del dissalatore. Sebbene la riduzione delle perdite sia fondamentale e continui a produrre risultati concreti, da sola non è sufficiente a coprire il fabbisogno idrico in situazioni di crisi legate al cambiamento climatico. L’analisi costi-benefici ha dimostrato che il dissalatore di Taranto rappresenta la soluzione più efficace per garantire una nuova risorsa idrica stabile, autonoma e rispettosa dell’ambiente.
Il grande piano di risanamento e digitalizzazione delle reti idriche, in atto dal 2005, è attualmente al quarto step con un investimento di 72 milioni di euro per la provincia di Taranto.
Attualmente già 10 impianti depurativi del Tarantino sono pronti a fornire acqua affinata per usi irrigui e altri 6 in corso di adeguamento, per un potenziale complessivo annuo di oltre 20 milioni di metri cubi di risorsa.
Perché sarà utilizzata una presa già esistente e gestita da Acque del Sud, società statale.
L’impianto sorgerà su un terreno lungo la Provinciale 38, distante circa 1 chilometro dal corso del Tara. Da qui si dirameranno due condotte interrate: una di 14 chilometri, fra cui 5 da realizzare con innovative tecnologie no-dig, per portare acqua potabilizzata al grande serbatoio di Taranto, nodo cruciale della rete idrica da 24mila km di AQP; l’altra di 4,5 km per rilasciare nell’area del molo polisettoriale l’acqua residuale.
I lavori saranno svolti dalle aziende vincitrici di un appalto pubblico, Suez Italy e Cisa, per conto di AQP.
Gli alberi verranno reimpiantati o, se non reimpiantabili, sostituiti con piante giovani. La nuova posizione sarà concordata con i proprietari, che riceveranno indennità e supporto per il ripristino degli impianti irrigui, con costi a carico di Acquedotto Pugliese. Questa procedura è stata pianificata per garantire il rispetto delle risorse arboree e la piena tutela del paesaggio agricolo circostante.
L’osmosi inversa è considerata la tecnologia di dissalazione più sostenibile perché consuma molta meno energia rispetto ai metodi tradizionali basati sull'evaporazione, sfruttando la pressione per filtrare l'acqua attraverso membrane. Questa efficienza energetica riduce significativamente l'impronta di carbonio del processo. che nel caso del dissalatore di Taranto è annullata poiché sarà alimentato al 100 per cento da energia verde. Inoltre, a differenza di altre tecniche, non fa uso di sostanze chimiche nocive nel processo di dissalazione.
Uno dei vantaggi di dissalare acqua salmastra è la bassa concentrazione salina. L'acqua residuale del dissalatore di Taranto avrà una salinità di 7 grammi per litro, molto inferiore a quella del mare (35 grammi per litro) e di un tenore simile a quella che attualmente dal Tara sfocia nello Ionio. Di conseguenza, il suo rilascio non altererà l’equilibrio marino. Il monitoraggio continuo, inoltre, garantirà il rispetto dei limiti di legge e il controllo delle condizioni chimico-fisiche dell’ambiente marino.
Il dissalatore sarà alimentato al 100% da energia verde senza emissioni dirette e indirette di CO2. L’energia consumata sarà pari a quella utilizzata da circa 4.000 famiglie, a fronte del beneficio per 385.000 persone. All’energia solare autoprodotta da Acquedotto Pugliese grazie all’impianto fotovoltaico già in progetto si sommerà quella proveniente da fornitura certificata, tramite Garanzie di Origine, per attestarne l’origine rinnovabile delle fonti utilizzate.
Con la riduzione del prelievo dai pozzi, il dissalatore contribuirà a migliorare la situazione della falda e a contrastare l’intrusione salina.
L'impianto sarà gestito esclusivamente da Acquedotto Pugliese con personale specializzato.
Gli studi preliminari hanno dimostrato che il dissalatore di Taranto è un’opera sostenibile nel lungo termine, anche in considerazione del cambiamento climatico. La "Valutazione dell’impronta Carbonica e Verifica della Resilienza Climatica" ha confermato che il progetto è conforme agli "Orientamenti tecnici per investimenti a prova di clima" della Commissione Europea. L'impianto è stato progettato per ridurre al minimo le emissioni di gas serra e garantire la neutralità climatica, rispettando il principio normativo-ambientale denominato DNSH (Do No Significant Harm - Non arrecare un danno significativo). Inoltre, il dissalatore contribuirà a mitigare i rischi derivanti da eventi climatici estremi, assicurando una fonte idrica autonoma e stabile per la regione.
Il progetto garantisce, anche sommando i prelievi per i diversi usi, un deflusso ecologico utile a preservare sia l’ecosistema fauno-floristico sia la fruibilità per le persone.
Il dissalatore avrà effetti positivi per diverse ragioni. Esso agirà come deterrente per gli ecoreati, grazie alla presenza del personale AQP, contribuendo alla tutela di un’area già soggetta a fenomeni di degrado. Il progetto, inoltre, include interventi di riqualificazione come il recupero del tratto della ciclovia "Acqua-Foce del Fiume Tara" prossimo al corso d'acqua, con manutenzione, segnaletica e aree di sosta, e il ripristino delle discese al fiume in due aree attrezzate. Questi miglioramenti valorizzeranno il territorio e lo renderanno più accessibile.
Il MesoHABSIM è un metodo riconosciuto a livello europeo come uno strumento scientifico per stabilire i deflussi ecologici, ovvero la quantità minima d'acqua necessaria a mantenere l'equilibrio degli ecosistemi fluviali. Questo approccio è in linea con la Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE) e il documento di orientamento CIS nº31 del 2015. Sviluppato e applicato dal Politecnico di Torino, il metodo prevede rilevamenti sul campo e simulazioni per analizzare l'impatto delle derivazioni idriche sull'habitat fluviale e sulla fauna ittica. Grazie alla validazione da parte di ISPRA e alla sua applicazione in oltre 200 siti in Italia, il MesoHABSIM assicura che il fiume Tara conservi le sue condizioni ecologiche e la sua struttura naturale, garantendo un equilibrio tra il prelievo delle acque e la tutela dell’ambiente.
Sì, il Politecnico di Torino ha svolto un’indagine sul campo per raccogliere dati utili alla valutazione ecologica del fiume Tara, come descritto nel paragrafo “2.1 Raccolta dati di campo” del Documento 2 del PAUR. La campagna di monitoraggio è stata coordinata dal professor Paolo Vezza, ideatore della metodologia MesoHABSIM, con il supporto della sua équipe. Durante i rilievi, gli esperti hanno misurato la profondità e la conformazione del fondale fluviale attraverso rilievi batimetrici e topografici. Hanno inoltre mappato i diversi tipi di substrato e identificato le aree di rifugio per la fauna ittica mediante osservazioni subacquee. Parallelamente, è stata registrata la portata del fiume e installato 3 sensori per monitorare in modo continuo i livelli dell’acqua.
Il cavedano (Squalius squalus) è stato scelto come specie di riferimento perché è una delle principali specie ittiche autoctone del fiume Tara e occupa un ruolo di rilievo nella catena alimentare. Questo lo rende un indicatore importante della salute dell'ecosistema fluviale. Essendo una specie che vive in ambienti fluviali variegati e preferisce acque profonde, il cavedano è particolarmente sensibile ai cambiamenti del corso d'acqua, come la riduzione del flusso. Per questo motivo, la Regione Puglia ha individuato questa specie come parametro di riferimento per il monitoraggio ecologico, basandosi sia sui rilievi condotti periodicamente sia sugli studi del Politecnico di Torino. Monitorare lo stato del cavedano permette di valutare l’impatto ambientale delle variazioni idrologiche e di proteggere l’intero ecosistema fluviale, salvaguardando gli habitat e la biodiversità associata.
- Perché fornirà acqua da bere ad una terra bisognosa.
- Perché avrà rispetto del fiume e di chi lo vive, migliorandone la fruibilità.
- Perché tutelerà il verde.
- Perché avrà rispetto del mare.
- Perché sarà alimentato da energia verde.
Scrivici all’indirizzo dissalatoretaranto@aqp.it, inseriremo il tema che ci porrai in questa sezione con un nostro commento che aiuterà a migliorare la comprensione del progetto.