La forma dell'acqua (e del suo Acquedotto) secondo il National Geographic
La sete della Puglia è una storia che si perde nella notte dei tempi. Già Orazio, nel I secolo a.C., si stupisce - arrivando da Roma costellata di terme e fontane - che l'acqua sia un bene tanto prezioso, in quella terra, da venderlo a caro prezzo.
Mentre per Cicerone, vent'anni prima, il Tavoliere è un desolante deserto: inanissima pars Italiae, sterilissima parte d'Italia. Da allora, per due millenni, la storia della Puglia è stata una vicenda di alti e bassi, tra la fioritura di epoca araba e le pestilenze dei secoli bui, fino alle spaventose siccità ottocentesche, che portarono di nuovo fame e miseria.
Fino a un secolo fa, anno più anno meno, quando l'acqua cominciò come per magia a sgorgare dai rubinetti di Bari, convogliando laggiù le acque del Sele. Oggi l'Acquedotto pugliese è una ragnatela di tubi e canali lunghi complessivamente 22.500 chilometri: la più imponente opera di ingegneria idraulica d'Europa e, forse, la via d'acqua artificiale più lunga al mondo che ha fatto della Puglia la più importante regione agricola e una delle più apprezzate mete turistiche del paese.
Anche per questo vi raccontiamo l'avventura di una "grande opera" di cui tutti dovremmo andare fieri.
(testo di Marco Cattaneo, Direttore Responsabile di National Geographic, per la presentazione del numero di agosto 2013)